Questa dovrebbe essere la volta buona? Dopo aver condotto il Milan alla conquista di 28 titoli, BERLUSCONI passa la mano ai cinesi. O, almeno, cosi’ pare. La cessione per 740 milioni del 99,93% del club agli investitori della management company Sino-Europe Sports Investment Management Changxing dovrebbe aver messo la parola fine alla chiusura di un’era. Il condizionale e’ d’obbligo perche’ la firma del preliminare di vendita tra Fininvest e Han Li, rappresentante di un gruppo di investitori cinesi, c’e’; ma tante sono state le trattative avviate, ben avviate, ma mai concluse. Il contratto, vincolante fra le parti, verra’ perfezionato entro la fine del 2016. Per il tanto sospirato closing bisognera’ aspettare, per chiudere un anno ‘folle’ tra trattative con broker thailandesi, imprenditori arabi e colossi dell’e-commerce cinesi. Voci, smentite, bluff. In principio fu Bee Taechaubol, che piu’ o meno un anno fa aveva deciso di rilevare, in rappresentanza di una cordata, il 48% del Milan per 480 milioni di euro. Strette di mano e annunci con BERLUSCONI, ma l’affare salta e BERLUSCONI sembra riprendere saldamente le redini del suo amore rossonero. Dopo Mr.Bee (riapparso nelle ultime settimane) ecco Madison e Alibaba, quindi riprende quota l’idea cessione con l’inserimento dell’advisor Sal Galatioto che rappresenta un consorzio di investitori guidato da Sonny Wu e con Nicholas Gancikoff destinato a diventare amministratore delegato della futura societa’. Ballano percentuali e soldi, tanti soldi: nei giorni scorsi voci dalla Cina di una trattativa destinata a tramontare, voci smentite da Gancikoff. Ieri ecco l’ultima suggestione: Fosun, con alle spalle il potentissimo procuratore Jorge Mendes, all’assalto del 100% del Milan. Fininvest smentisce seccamente in una nota, del resto il gruppo ne stava preparando un’altra, relativa all’ennesimo colpo di scena, ci si augura l’ultimo. “Il presidente Silvio Berlusconi ha approvato il contratto preliminare firmato dall’amministratore delegato di Fininvest, Danilo Pellegrino, e da Han Li, rappresentante di un gruppo di investitori cinesi, relativo alla compravendita dell’intera partecipazione – pari al 99,93% – detenuta dalla stessa Fininvest nell’AC Milan. Gli investitori operano attraverso la management company Sino-Europe Sports Investment Management Changxing Co.Ltd”. Finisce l’era Berlusconi dopo un trentennio, quando prese il Milan da Giuseppe “Giussy” Farina e di fatto lo salvo’. L’imprenditore di Arcore, re delle televisioni private, prese per i capelli uno dei club piu’ importanti al mondo, che in quel lontano 20 febbraio del 1986 era sull’orlo del fallimento. Un gesto dovuto, pensano alcuni, viste le origini milanesi della famiglia Berlusconi, non un atto ovvio, anche se tutta l’operazione costo’ “solamente” 6 miliardi delle vecchie lire. Gianni Nardi fu l’ultimo uomo della vecchia gestione che rimase presente anche nella nuova era, per il resto tutto cambio’. Non un passo, ma una vera e propria rivoluzione. Silvio Berlusconi non ha mai amato le mezze misure e ha sempre puntato al massimo, per ottenere anche il minimo successo. Ci stava riuscendo a livello imprenditoriale, tra poco avrebbe fatto altrettanto nel calcio e poi anche nella politica. Il suo ingresso nel mondo del pallone fu un terremoto, presentandosi ai potenti a modo suo: prese Donadoni dall’Atalanta, strappandolo di fatto alla grande Juventus di Giovanni Agnelli. Un buon biglietto da visita, che fu seguito poi da altre operazioni di mercato rivelatesi sensazionali, come Gullit, Van Basten e Ancelotti. La presentazione ai tifosi in quell’estate del 1986 fu altrettanto originale, e poteva far intuire bene il tipo di personaggio con cui si aveva a che fare: il 18 luglio si presento’ con tutta la rosa dei giocatori all’Arena di Milano, atterrando con degli elicotteri, accompagnati dalle note della Cavalcata delle Valchirie. Un atto di supponenza e presunzione per i vecchi soloni del calcio italiano, che non avrebbero mai immaginato a quale epopea avrebbero assistito da li’ a poco. Allo sconosciuto allenatore, Arrigo Sacchi da Fusignano, fu dato un preciso diktat: in tempi brevi essere primi in Italia, in Europa e nel Mondo. Fu proprio cosi’. Scudetto nel 1988, Coppa dei Campioni nel 1989 e 1990, accompagnate da altrettanti Coppe Intercontinentali. In pochi anni il mondo conobbe il Milan di Sacchi, e se ne innamoro’ per sempre. Un calcio totale mai visto in Italia, destinato a fare la storia di questo sport. Silvio Berlusconi ha avuto il merito di saper dare continuita’ ai successi anche con uomini diversi. L’importante e’ sempre la maglia, l’unico elemento eterno in una societa’, non come gli interpreti, destinati a variare. Le vittorie rimasero a tinte rossonere anche senza Sacchi e Van Basten. Fabio Capello, altra geniale intuizione di Berlusconi, Carlo Ancelotti, profondo conoscitore del mondo Milan, imbottirono la bacheca di altri successi: 8 scudetti, 5 Champions League, 3 Mondiali per Club e molto altro ancora, per un totale di 28 trofei in 30 anni. Uno dei presidenti piu’ vincenti della storia, grazie a tanti altri protagonisti come Maldini, Baresi, Nesta, Weah, Shevchenko, Pirlo, Baggio, Savicevic, Kaka’, Ibrahimovic, che a loro volta saranno grati in eterno a un personaggio discutibile, ma pur sempre geniale. Pagine di storia che hanno conosciuto anche le sconfitte: dalla notte di Marsiglia all’incubo di Istanbul, non c’e’ felicita’ e successo senza passare dalla sofferenza. La stessa che ha provato quando, dopo stagioni avare di gioie e vittorie, ha accettato di cedere ai cinesi purche’ riportino il club rossonero dove merita. Un passo indietro molto sofferto, per il bene del suo grande amore chiamato Milan.
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5 agosto 2016
Milan, si chiude l’era Berlusconi: 30 anni di trionfi