di DARIO CIOFFI
Si riparte. Ed è un po’ come certe notti mondane imposte dal cartellone della vita d’un aspirante vip: tutti si seccano d’andarci, però nessuno può permettersi di mancare né di far brutta figura. Benevento-Salernitana di Tim Cup nasce così. Arriva troppo presto, al pensiero di potersi già giocare credibilità e “onore” agli occhi dei rispettivi popoli, ma tant’è, tocca affrontarla e provare a spuntarla. Ché vincere – si sa – aiuta a vincere, fa bene all’anima, rafforza l’autostima, alleggerisce le gambe pesanti come piombo dopo le fatiche del ritiro. Dunque, sotto a chi tocca.
Alle otto e mezzo di stasera, al Vigorito, i granata sono chiamati a rasserenare il clima ansioso d’una tifoseria che sta vivendo un’estate d’umori mutevoli. S’è passati dalla rabbia per il “teatrino” Inzaghi al sollievo post-arrivo di Sannino, dall’entusiasmo per i primi colpi di mercato (conferme dei “big già in casa” comprese) alla preoccupazione per i mancati arrivi d’altri rinforzi, accentuata dal “balletto” (tanto lungo da esser già diventato stucchevole) che tiene ancora Rosina a Catania, e dal vedere la Salernitana subito con gli uomini contati per la prima gara ufficiale della stagione. Insomma, un bel risultato servirebbe anzitutto a placare il vento dell’apprensione che soffia a tre settimane dall’inizio del campionato. L’avversario è osso duro. Il Benevento neo promosso in B sta facendo le cose per bene. Non ha problemi di budget, il club sannita, investe tanto ma con criterio. Ha messo nelle mani di Baroni una squadra già competitiva per provare a sorprendere nel suo “ballo da debuttante”.
Insomma, costretti pure a esordire in trasferta per il noto pasticcio-prato dell’Arechi, ai granata esame peggiore non poteva toccare per ricominciare. Però, in fondo, son partite così a restituire al popolo del pallone quella passione che boccheggia e fa una fatica del diavolo a starsene in vacanza, contando con insofferenza sotto l’ombrellone i giorni che mancano per tornare a palpitare sui gradoni. Si riparte. Buon derby…
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