Il “palazzo” consuma l’ennesimo sgarro. L’esclusione della Cavese odora tanto di bruciato. Le decisioni dell’ultimo Consiglio Federale sanno tanto di burla. Non tanto per il ripescaggio dell’Albinoleffe. La società lombarda ne aveva tutti i titoli ed andava reintegrata. Senza dover percorre la strada del ricorso presso il Collegio di Garanzia del Coni. In carenza di organico le norme sono esplicite. L’ultima chiama permetteva al club del presidente Andreoletti il rientro in Lega Pro. Era una decisione che doveva essere assunta dall’assise Federale nell’adunata del 4 agosto, senza ricorrere alla “commedia” delle 59 squadre, in attesa di…
Si era invece già deciso di affossare la Cavese, questo sa di burla. L’inadempienza riferita al bilancio del 2015, peraltro tempestivamente sanata, non era influente ai fini della concessione della Licenza Nazionale. Una considerazione, che sciocca non è affatto, faceva cadere tutte le decisioni avverse. I saldi iniziali del bilancio riguardante il 2016 si riprendono dai saldi finali del bilancio relativo all’anno precedente. Ponendo l’accettazione sull’uno si rendono valide tutte le poste contabili trasferite dal precedente.
Domenico Campitiello ha deciso di alzare le mani in segno di resa. Si è “rassegnato” alla disputa di un campionato di serie D. Al suo posto non lo farei. La recente decisione, monocratica, del Tar del Lazio, sul caso Paganese, ha smentito – clamorosamente – tutte le decisioni assunte precedentemente dai tribunali sportivi. Questo dovrebbe essergli di sprone. Un segnale importante per proseguire la sua “battaglia”. Crederci sino a quando i vari gradi di giudizio, previsti dalla legge italiana, gliene danno la possibilità.
La Cavese, il club, la città, gli appassionati tifosi degli “aquilotti” non meritano un simile trattamento da parte delle Istituzioni del calcio. A tutto si può ancora rimediare. Campitiello lo sa. Rifletta sul da farsi e non lasci nulla di intentato nel perseguire il suo obiettivo.
Da uomo battagliero non accetti, supinamente, una decisione assurda. Arrendersi non fa parte delle sue doti umane e caratteriali.