A Rio de Janeiro ci sarebbero andati comunque, uno da campione del mondo col quattro senza, l’altro come centrobarca dell’otto. Poi la squalifica per doping di Niccolo’ Mornati ha cambiato le carte in tavola, si sono ritrovati insieme su un’altra barca e contrariamente a chi li dava per spacciati, se ne tornano a casa con un bronzo. La ‘strana coppia’ e’ quella formata da Giovanni Abagnale e Marco Di Costanzo, terzi nella finale olimpica del due senza al Lagoa Stadium, alle spalle di Nuova Zelanda e Sudafrica. Sotto il sole di Rio, dopo la giornata di pioggia che ieri aveva fatto saltare tutte le gare, i due campani si godono un podio in cui loro hanno sempre creduto, fin da quando hanno accettato la sfida di salire su un’imbarcazione diversa al posto di Mornati e Capelli. Ed e’ a loro che Di Costanzo dedica subito il primo pensiero perche’ “hanno qualificato questa barca nel Mondiale precedente e sono due carissimi amici, soprattutto Vincenzo. A loro va un pezzettino di questa medaglia”. Classe ’92, cresciuto nei Quartieri Spagnoli a Napoli (“speriamo di essere da esempio, ci sono tanti giovani li’ che leggono e vedono solo cose brutte, invece ci sono anche cose bellissime, io li porto tutti nel cuore”), Marco si e’ avvicinato al canottaggio all’ombra del fratello e trovarsi ora sul podio olimpico “e’ un’emozione anche difficile da raccontare, certe immagini le vedevo solo su youtube”. La gara non e’ stata facile, “anche per le condizioni del lago, col vento contro. Ma abbiamo dimostrato di essere si’ giovani nell’eta’ ma con la testa da campioni”.
SPORT
11 agosto 2016
OLIMPIADI. Di Costanzo e Abagnale, una favola nata per caso