A una settimana di distanza dalla strage di Materdei, il duplice omicidio di stampo camorristico che ha lasciato sul selciato i corpi senza vita di Ciro Marfè (25 anni) e Salvatore Esposito (34) si spara ancora a Napoli. Cambiano i rioni, gli scenari criminali. Ma la paura, nel capoluogo campano, resta la stessa. Terrore e assuefazione alla violenza. Abitudine all’odore acre del piombo. Ore 13.20, via Marco Aurelio rione Traiano. È qui che ieri pomeriggio uomini armati hanno sparato all’impazzata. Una «stesa» si dice in gergo, un termine ormai divenuto di uso comune anche tra i non addetti ai lavori. I killer sfrecciano in moto o in scooter nella zona da “segnare”, da conquistare. Armi in pugno premono il grilletto esplodendo proiettili in aria o contro edifici. La «stesa» del primo pomeriggio di ieri ha fatto registrare due feriti. Due persone estranee a dinamiche di malavita, incensurate. Si tratta di Valentino Esposito (19 anni) e Anna Pulcraro (25). Valentino era in piedi, accanto al suo ciclomotore in via Marco Aurelio all’altezza del civico 116. Alle sue spalle l’ingresso del bar caffetteria “Angelo”, locale chiuso da tre giorni per il riposo estivo. Non si è accorto dell’arrivo del commando. «Ho sentito dei botti, come dei fuochi d’artificio. Poi ho accusato un forte dolore». Valentino è stato centrato da frammenti di pallottole all’altezza del plesso solare. È riuscito solo a farfugliare qualche parola prima di perdere conoscenza. Anna era invece affacciata al piccolo balcone proprio sopra il bar “Angelo”. Stava riponendo i panni da asciugare sullo stendino quando ha avvertito un dolore acuto alla gamba: ferita di striscio da un’ogiva. La donna è stata immediatamente soccorsa dai familiari che si sono precipitati in strada per accompagnarla al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta. Scesi in strada hanno notato il diciannovenne ferito e lo hanno caricato sull’auto diretta al nosocomio di viale Terracina. Valentino è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico: non rischia la vita ma la prognosi è di 30 giorni. Meno grave Anna per la quale i medici hanno disposto ugualmente il ricovero. La ferita, si presume di striscio, è stata medicata ma sarà necessario un esame con la Tac per accertare l’eventuale presenza di frammenti di proiettile nella gamba. Sul posto sono giunti gli uomini della squadra mobile di Napoli e gli agenti del commissariato di polizia “San Paolo”. Gli agenti, nel corso di un primo sopralluogo, hanno recuperato dal selciato tre bossoli di proiettile calibro 9×21. Gli investigatori hanno anche contattato il titolare della caffetteria. L’uomo ha riferito di non aver mai subito minacce. Insieme al proprietario, i poliziotti hanno anche effettuato un controllo all’interno del bar per verificare se qualcuno dei proiettile esplosi fosse penetrato nella struttura: il sopralluogo ha dato esito negativo. La chiamano «guerra di posizione». Come in un Risiko metropolitano i clan cercano di guadagnare porzioni di territorio a suon di sventagliate di mitra. Vogliono colpire la fragilità emotiva dei rivali, seminare paura e odio. Negli anni di Piombo l’avrebbero chiamata «strategia del terrore». Sì, perchè la guerra delle «stese» è questo: terrorizzare interi rioni, costringere le persone a rinchiudersi in casa. Scontri tra gruppi camorristici che si aggiungono alle faide già in atto, come i contrasti ormai storici che a Soccavo vedono contrapposti i Puccinelli-Petrone con gli scissionisti. Gli investigatori l’avevano preannunciato: oltre al centro storico è l’area occidentale il vero vaso di Pandora. Un vulcano pronto ad esplodere che cova risentimenti, guerre intestine, rivalità strategiche ma un unico e solo filo conduttore: il controllo dei traffici di sostanze stupefacenti.
CRONACA
11 agosto 2016
Ore 13.20, l’inferno di piombo: la «stesa» al Rione Traiano