Trentasei anni, sposato e papà di una bambina di 4 anni. A guardarlo non si direbbe che, un tempo, era il «giullare del gruppo», come ricorda sorridendo lui stesso. Specie perché ad aiutarlo è quel viso da «bad boy», che gli ha permesso di essere scelto al provino per l’ultima serie di “Gomorra 2” dal regista Claudio Giovannesi: «Andai ai provini perché cercavano comparse – racconta – poi uno dei registi mi vide e mi scelse per il ruolo del Contabile, ossia colui che teneva la contabilità dell’Alleanza degli scissionisti. Da allora sono diventato il cattivo sul piccolo schermo». Riccardo Avitabile si prepara infatti ad affrontare la prossima fatica televisiva, dove vestirà i panni del boss partenopeo Salvatore Somma in perenne guerra con i Casertani. E proprio da qui Avitabile parte per dare una certezza agli spettatori che nella prossima stagione vedranno in tv la nuova fiction di cui sarà protagonista: «Si chiamerà “Camorra” diretta da Max Bellocchio, ma non sarà un doppione di “Gomorra”. Mentre in quest’ultima storie e personaggi si ispirano alla realtà, vale a dire alla faida di Secondigliano e Scampìa, qui porteremo sullo schermo gli intrecci tra malavita e sentimenti, in primis l’amore. Ma un messaggio è chiaro: quelli di cui vestiamo i panni non sono modelli da emulare». Nato a Napoli il 6 aprile 1980, Avitabile è originario del quartiere di Fuorigrotta. Da sempre con la passione per il teatro e il cinema, così racconta il suo “esordio” nel mondo dello spettacolo: «Quella con “Gomorra” è stata la mia prima esperienza professionale. Avevo sempre fatto teatro amatoriale. Sin da ragazzo a scuola ero quello che faceva ridere i compagni con imitazioni e barzellette. Insomma il “giullare” del gruppo. Poi è venuto quel provino per caso per “Gomorra”. Dovevo essere una delle comparse e invece mi sono ritrovato a interpretare uno dei ruoli importanti. Così la gente mi ha riconosciuto ogni volta che mi ha visto. Ormai per i fans sono “Il Contabile”, che non ha nome nella fiction. Ma che tutti chiamano appunto così». Uno dei tanti personaggi di una serie di successo che tuttavia si espone al rischio, non nuovo, di emulazione di modelli negativi nei giovani. «Non sono d’accordo – dice Riccardo – non c’è nessun rischio. Anzi. Il messaggio che noi vogliamo dare nella fiction che stiamo girando con Max Bellocchio è quello che chi fa quel tipo di vita alla fine non ha alcuna via d’uscita. I boss in tv non sono modelli. Sono solo lo specchio di quello che purtroppo è la realtà». Intanto Riccardo si prepara ad affrontare altre esperienze tra cinema, tv e sociale. «Da settembre sarò impegnato nel film “L’ultima leggenda di Napoli”, scritto da Rico Torino e con la regia di Gabry Gargiulo e in “The Cospiracy Code” del regista Mario Cosentino. Inoltre farò parte del progetto contro la violenza sulle donne “Homemosterhome” del gruppo rap BadBlood».