Sono nove i giornalisti italiani ammazzati dalla criminalità organizzata per le inchieste che conducevano, per le verità scomode che stavano rivelando. Tutti uccisi in Sicilia dalla mafia; tranne uno, Giancarlo Siani, morto a Napoli per mano della camorra. Un personaggio che il professor Paolo Pezzino ricorda con Massimo Bernardini a ”Il Tempo e la Storia”, in onda domani alle 13.10 su Rai3 e alle 20.50 su Rai Storia. Giancarlo Siani aveva ventisei anni e viveva al Vomero, il quartiere borghese del capoluogo partenopeo. Lavorava come giornalista precario per il quotidiano di Napoli ”Il Mattino” ed era corrispondente da Torre Annunziata, un centro ad alta densità camorristica. Amava il suo lavoro e tre mesi prima di morire aveva avuto un contratto di sostituzione estiva nella redazione centrale del giornale, l’anticamera per l’assunzione definitiva, che per lui non è mai arrivata. Si occupava di camorra ed era diventato un profondo conoscitore della realtà criminale di Torre Annunziata. Una conoscenza che gli è costata la vita. Il tutto nello scenario dei primi anni ’80, quando due guerre di camorra provocano centinaia di morti a Napoli e in Campania. Quando i soldi stanziati per la ricostruzione del dopo terremoto diventano un ghiotto bottino da spartire tra i clan, che colgono l’occasione per far fare un salto di qualità alle loro attività criminali.
SPETTACOLO
18 agosto 2016
Su Raitre la storia di Giancarlo Siani