Ora che la fascia di capitano della Cavese è diventata sua, potrà assurgere a ruolo di leader in tutto per tutto, anche se non è una fascia, almeno non è solo quella, a fare di un soldato semplice un generale. La leadership si conquista giorno dopo giorno, mostrando al gruppo tutte le qualità che normalmente fanno un capitano.
Storia di Guido Di Deo, re del centrocampo dei metelliani, punto di riferimento in campo e fuori, esperto quanto basta per prendere per mano un gruppo rinnovato e magari condurlo finalmente in Lega Pro. Prima di lui c’è stato uno che non era solo il capitano ma che rivestiva a pieno titolo il ruolo di idolo, se di ruolo si può parlare, perché l’idolo, come la bandiera, s’alimenta tra epica appartenenze e imprese che lasciano il sogno. Di Deo non sarà mai De Rosa. Non è di Cava ma di Battipaglia. Non c’entra ovviamente solo la geografia. C’entrano, invece, due modi diversi di interpretare il calcio.
Ora che De Rosa non c’è più – come calciatore metelliano ovviamente visto che l’idolo resta tale – è iniziata la fase Di Deo, magari meno appariscente ma con contenuti che tutti sperano subito vincenti. Le chiavi Longo gliele ha consegnate fin dalla passata stagione. C’è bisogno solo di un’andatura spedita.