A Coverciano le chiamano transizioni positive. In sostanza sono le vecchie ripartenze, quelle che hanno portato Arrigo Sacchi sul tetto d’Europa e del Mondo con il Milan, fino a trascinare il Napoli di Maurizio Sarri – spesso paragonato al tecnico romagnolo – alla conquista di un posto di Champions e al record di punti. Sta tutto lì il segreto della squadra partenopea, in quella capacità di ribaltare l’azione, di rovesciare il fronte del gioco in velocità, di passare dalla fase difensiva a quella offensiva. Ha un grande interprete in tutto ciò il Napoli di Sarri e si chiama Piotr Zielinski, un ragazzino polacco di 22 anni che corre da una parte all’altra del campo senza mai stancarsi. Stavolta, Zielinski si esalta perché gioca accanto a grandi calciatori, non come all’Empoli e all’Udinese dove doveva sperare che le sue intuizioni venissero recepite in anticipo. Se vuole servire il pallone in verticale ha sempre il movimento “ad andare” di Callejon che si getta alle spalle della prima punta che dovrebbe venire incontro (Milik però lo fa poche volte rispetto a come giocava Higuain l’anno scorso), ma quando decide di partire palla al piede, Piotr riesce a fare ciò che gli è più naturale, che fa parte del suo dna: la transizione. E’ la caratteristica dei centrocampisti moderni, quelli che devono saper giocare nelle due fasi, quelli che mentre stanno cercando di intercettare le line di passaggio improvvisamente devono essere capaci di ripartire a gran velocità. E’ il polacco la novità tattica di Sarri, colui che ha cambiato la partita a Pescara insieme a Martens e che nel secondo tempo di Palermo ha alzato subito il ritmo. Sarà anche giovane, c’è chi lo definisce il 12.mo titolare di questo Napoli, ma difficilmente Sarri farà a meno di lui se continuerà a giocare in questo modo.
SPORT
12 settembre 2016
Napoli, le transizioni positive che portano in alto. Il segreto di Sarri