L’ombra dei casalesi sugli affari del Comune di Scafati ieri ha portato gli uomini della Dia, carabinieri e Guardia di Finanza a Palazzo Mayer. Un blitz durato quasi sei ore, dove sono stati acquisiti diversi computer e atti legati alla “Scafati Sviluppo”, la società di trasformazione urbana interamente partecipata dall’Ente di via Melchiade e che sta portando avanti il progetto di re-industrializzazione dell’ex Copmes. Un’attività compiuta a pochi giorni di distanza dall’avviso di garanzia recapitato all’architetto Maria Gabriella Camera, Responsabile unico del procedimento per il progetto di via Domenico Catalano. Gli agenti hanno ricevuto la collaborazione dell’avvocato Laura Semplice, consulente della “Scafati Sviluppo”, e dello stesso sindaco, Pasquale Aliberti. Per ora non è stato ascoltato nessuno.
Il blitz di ieri mattina sta cercando di chiarire la questione relativa alla nascita dell’Ati, l’Associazione temporanea di imprese costituita per l’ex Copmes. Tutto è collegato a una vicenda del maggio scorso, quando furono arrestati per associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà degli incanti aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei casalesi, l’imprenditore Ferdinando Di Lauro e il suo socio Andrea Grieco, in un’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli su appalti truccati nella realizzazione del Pip di Aversa riconducibili alla fazione di Antonio Iovine. E’ stato proprio “O’ ninno”, attuale collaboratore di giustizia, a raccontare ai magistrati che l’imprenditore di San Cipriano di Aversa, Ferdinando Di Lauro, titolare della G&D Prefabbricati, era sua “espressione diretta”, un uomo di sua fiducia negli anni della sua latitanza. Iovine parla di lui nei verbali, definendolo suo socio di fatto nell’impresa edile.
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