Su quei banchi ha studiato anche Annalisa Durante, la 14enne uccisa in un agguato di camorra il 27 marzo 2004 in via Vicaria Vecchia. Si tratta di una delle poche scuole medie presidio di legalità in un quartiere difficile. Ma non il “solito” quartiere difficile quello dove ha sede la Teresa Confalonieri, in vico San Severino al Pendino. Un istituto che si trova al centro di un circuito a rischio come quello tra Tribunali, San Gaetano e Forcella. Laddove è in atto, da mesi, una sanguinaria faida di camorra guidata da clan emergenti. Sono questi i modelli che hanno di fronte i ragazzini che vivono nei vicoli dei Decumani e a ridosso di via Duomo. Modelli sbagliati, come quelli dei clan capeggiati dai baby boss come i Sibillo, che inevitabilmente finiscono con l’essere emulati da qualcuno dei tanti ragazzi che frequentano ancora la scuola dell’obbligo. Sono passate poche ore, quando la notizia di una rissa scoppiata all’uscita dell’Istituto comprensivo Teresa Confalonieri, nel cuore del centro storico, ha già fatto il giro dei vicoli. Nel corso del litigio ad avere la peggio è stato uno studente di 14 anni, accoltellato da un 15enne e trasferito nel tardo pomeriggio dall’ospedale Loreto Mare al Monaldi. Un’aggressione che ha sconvolto e messo in agitazione genitori, alunni e docenti. In primis la dirigente scolastica della Confalonieri, Tiziana D’Isanto, che addirittura si rifiuta di rispondere ai cronisti. Forse per timore di ritorsioni, forse per omertà. Non è dato saperlo. Fatto sta che il clima nel dedalo delle viuzze dei Decumani è incandescente. «Il fenomeno della violenza sociale giovanile investe profondamente la scuola, pur essendo generato da fattori esterni. Quella di ieri è l’ennesima ferita al cuore della Città – dichiara l’assessore al Welfare del Comune di Napoli Roberta Gaeta – ma l’Amministrazione comunale è presente sul territorio e combatte attivamente ogni giorno per contrastare storie simili. Non smetteremo mai di lavorare su politiche di prevenzione e di azione incentrate su interventi di carattere sociale, relazionale, inclusivo ed educativo – rimarca la Gaeta -. Prevenire significa innanzitutto favorire e potenziare tutte quelle condizioni individuali, familiari e sociali che proteggono ciascun bambino e adolescente, ostacolando l’instaurarsi di dinamiche aggressive; ed è proprio in questa direzione vanno le diverse iniziative di contrasto attivate negli ultimi anni dall’Amministrazione, al fine di rendere possibile una maggiore coesione ed inclusione sociale per contrastare i fenomeni di violenza giovanile». Appare preoccupato anche Francesco Chirico, presidente della seconda Municipalità, nonostante i tantissimi progetti messi in campo per le scuole del territorio contro fenomeni come il bullismo: «Va detto che, nonostante l’episodio sia accaduto a pochi passi dalla Confalonieri, si tratta di una scuola più che valida per l’offerta formativa. L’episodio va pertanto calato nel contesto sociale in cui è accaduto. Come Municipalità da anni svolgiamo un lavoro capillare sul territorio con scuole e associazioni con progetti mirati al contrasto del bullismo e di altri disagi e devianze giovanili». Gli fa eco il consigliere Pino De Stasio: «Questa è una società violenta che favorisce la competizione e che emargina i più fragili senza nessuno spazio per la solidarietà. Occorrono maggiori risorse e interventi nell’ambito sociale per bloccare sul nascere episodi di questo tipo. I tagli alla scuola, alla salute e al welfare non aiutano nel senso che vogliamo per una società umana più giusta».
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