La crisi economica avrà anche ridotto i consumi. Ma rinunciare a una bella fetta di mozzarella di bufala è un’impresa quasi impossibile per un napoletano doc. Dopotutto alla fame non si comanda. E il business dei latticini resta un affare. Un business di eccellenza su cui ha puntato gli artigli anche la camorra: zizzone di Battipaglia, provole e fior di latte di Agerola sono, infatti, i piatti forti del menù messo insieme dai boss della malavita vesuviana. A Torre del Greco, ad esempio, il clan che decide cosa deve finire sulle tavole e negli scaffali della città è quello degli Ascione-Papale. La cosca di origini siciliane – imitando i boss di Cosa Nostra – avrebbe, infatti, messo in piedi un vero e proprio giro di estorsioni mascherate, imponendo la vendita di una serie sconfinata di prodotti ai negozianti della zona. Un grande business per il riciclaggio dei soldi della droga. E anche un modo per “fare mangiare i carcerati” della cosca ridotta all’osso dalle inchieste dell’Antimafia. E visto che certi camorristi hanno il palato fino, nel “paniere” del clan sarebbe finita anche “sua maestà” la mozzarella. Un retroscena raccontato da un pezzo da 90 della camorra di Torre del Greco. Si tratta di Isidoro Di Gioia, boss di corso Garibaldi e figlio del padrino Gaetano ‘o tappo.
CRONACA
12 ottobre 2016
Torre del Greco. Racket sulle mozzarelle: così i Papale le consegnavano porta a porta