Un colloquio durato più di un’ora, in cui ha spiegato il sistema dei lavori pubblici a Scafati. L’inchiesta Antimafia avanza spedita sull’aspetto della gestione degli appalti dopo l’interrogatorio reso, nei giorni scorsi, dall’architetto Maria Gabriella Camera, il dirigente dimissionario a tempo dell’area “Lavori Pubblici” e “Piu Europa” del Comune di via Pietro Melchiade finito nel registro degli indagati lo scorso 13 settembre. La professionista di Torre Annunziata è la dodicesima persona coinvolta nell’inchiesta avviata il 18 settembre 2015 e condotta dal Pm Vincenzo Montemurro. L’avviso di garanzia le era stato notificato a Palazzo Mayer dagli uomini della Dia, agli ordini del capitano Fausto Iannaccone. Le accuse di cui deve rispondere sono abuso d’ufficio, corruzione e concussione. Dopo la segretaria generale del Comune, Immacolata Di Saia, è la seconda dirigente a essere coinvolta nell’indagine aperta per appurare i presunti rapporti tra politica, imprenditoria e camorra. Negli uffici della Procura salernitana ha raccontato il “modus operandi” dell’Amministrazione guidata da Pasquale Aliberti, soffermandosi in particolare sulle vicende legate all’ex Copmes, il progetto di reindustrializzazione su cui il Comune agisce con la partecipata “Scafati Sviluppo”. La dottoressa Camera ha fornito agli inquirenti spunti di riflessione di non poco conto, che finiranno nella documentazione che il Pm presenterà il prossimo 7 novembre al Tribunale del Riesame, che dieci giorni dopo dovrà decidere sulla richiesta di arresto – rigettata a giugno – che pende nei confronti del sindaco, del fratello Nello Maurizio Aliberti, Gennaro e Luigi Ridosso.
Già finita nel mirino della magistratura per altre inchieste riguardanti l’attività amministrativa dell’Ente di Scafati, il ruolo della Camera è sempre stato contestato dalle varie anime dell’opposizione locale, perché definita come un funzionario in totale soggezione politica, visto il contratto a tempo determinato che la lega all’Amministrazione Aliberti. Proprio su questo stanno indagando gli inquirenti, che dopo la pausa estiva si sono concentrati quasi totalmente sulle vicende urbanistiche di competenza di Palazzo Mayer. La Camera, dopo aver già fornito alcune spiegazioni alla Commissione d’Accesso, ne ha fornite altre al magistrato titolare dell’inchiesta, che sul caso dell’ex Copmes ipotizza anche l’interesse del clan dei Casalesi.
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