“Nella camorra urbana ci sono delle case – fortezze dotate di telecamere e circondate da cancellate, rialzate appena la polizia le abbatte, vigilate da ronde armate e sentinelle. In questi quartieri e’ possibile far sgombrare le case delle persone non ritenute gradite dai boss. Nei casi poi di forzata latitanza degli esponenti del clan dominante, il boss individua una serie di inquilini insospettabili, fa loro la proposta non rifiutabile di ospitare a casa dei latitanti in cambio di un fitto mensile e del pagamento delle bollette. Il controllo e’ cosi’ totale, come un ‘Grande fratello’ criminale”. Lo ha detto lo studioso Isaia Sales, facendo riferimento alla camorra durante la prima conferenza del progetto educativo antimafia promosso dal centro studi Pio La Torre a Palermo. “Le bande della camorra, diversamente dalla mafia siciliana e dalla ‘Ndrangheta calabrese non hanno una tradizione di delitti ‘eccellenti’, soprattutto a Napoli citta’, in grado di andare al di la’ della dimensione locale – ha aggiunto lo studioso – Rispetto alle decine e decine di vittime solo due volte sono stati colpiti dei sindacalisti, una volta un giovane giornalista, cioe’ Giancarlo Siani, un prete, don Peppino Diana, il fratello del magistrato Imposimato, il vicedirettore del carcere di Poggioreale, Giuseppe Salvia. La camorra di citta’, diversamente da quella della provincia, ha avuto un rapporto piu’ mercenario con il potere politico – istituzionale, non alla pari, almeno fino ad oggi. Ma – conclude lo studioso- mentre per la mafia lo scontro con lo Stato e’ un’eccezione e mai la regola (e in questi casi lo scontro assume le caratteristiche di una ‘guerra’ per poi pattuire una pace utile ai proprio affari), per la camorra napoletana la frizione con lo Stato e’ permanente, e’ una guerriglia che non mira all’integrazione dei mercati illegali dentro il mercato legale o all’integrazione sociale di coloro che vi operano”.
LIFESTYLE
24 ottobre 2016
La camorra paragonata al Grande Fratello: tutte le analogie