Ricardo Rogério de Brito è il vero nome di uno dei brasiliani più atipici che abbiano mai giocato nel campionato italiano. Alemao (questo il suo conosciutissimo nome calcistico) deve il suo nomignolo (Tedesco in portoghese) alla riccioluta capigliatura bionda ma, forse, potrebbe anche definire l’impeto calcistico fatto di temperamento e intensità (da tedesco). Gioca in nazionale ma le sue presenze con i verde oro non sono continue: ha piedi troppo ruvidi (cosa che lui ha sempre negato) per il fine palato degli eterni denigratori della Nazionale carioca. In Brasile (come in Italia) esiste una folta schiera di giornalisti che si sente legittimata a dettare una propria formazione al commissario di turno della Nazionale. Critiche feroci e spesso ingiustificate, rivolte a personaggi che, nel calcio internazionale, sono stati grandi sia come calciatori che come allenatori (Zagalo e Dunga su tutti). Alemao arriva a Napoli nell’88 e con gli azzurri vince la meritatissima Coppa Uefa nell’89 (segnando anche un gol nella finale di ritorno con lo Stoccarda). Nel 90 arriva il secondo scudetto partenopeo del quale fu tra i più significativi artefici. In quel campionato fu protagonistica (potremmo dire suo malgrado) dell’episodio che lo ha consegnato all’imperitura memoria dell’Epica Calcistica. Bergamo, 8 aprile 1990, Atalanta- Napoli è sullo 0 a 0. Lo stadio è l’emblema di tutto quel livore sociale che trova, nel calcio, non la sua valvola di sfogo ma l’occasione banale per esplodere. Tra Napoli ed Atalanta esiste una rivalità che trascende l’attualità calcistica. Si potrebbe dire che esisteva un non celato risentimento del nord più radicale verso un sud che si affacciava alla ribalta del calcio vincente. Al 32’ del secondo tempo vola di tutto in campo. Il gioco è fermo. L’arbitro Agnolin spera di riportare la calma sospendendo il gioco. Una monetina da 100 lire colpisce alla testa Alemanno che finisce a terra. Per anni sono circolate le immagini del massaggiatore Carmando che ordina al brasiliano di non rialzarsi. Sostituzione, vittoria a tavolino e scudetto al Napoli. In una intervista di quasi 20 anni dopo Alemao ci tenne a precisare che, il Milan lo scudetto lo perse all’ultima giornata a Verona e che qualche giornata prima di Atalanta- Napoli, il Milan aveva usufruito di una sospetta svista arbitrale nella partita col Bologna. L’anno precedente si era parlato di giocatori del Napoli che avevano deciso di “perdere” volontariamente lo scudetto per le forti pressioni esterne. Sono anni palesemente torbidi nel mondo calcio e ognuno racconta la storia a modo proprio. Sacchi in un’altra intervista ricorda con rabbia l’episodio, dimenticando le molte ombre che velano le trionfali vittorie rossonere.
Alemao finisce la propria esperienza calcistica in Italia, proprio con l’Atalanta. Sembra un beffardo disegno del destino, ma Alemao, il Tedesco, seppe farsi stimare anche dagli ultras orobici.
Alemao è stato un ottimo giocatore, non un Top Player, ma è ingiusto ricordarlo solo per la monetina.