Verso il bando di LinkledIn in Russia, possibile primo passo per un giro di vite sulle piattaforme web straniere che non rispettano una legge dello scorso anno sui dati personali che impone agli operatori di conservare le informazioni sul traffico russo su server basati sul territorio del Paese. “Se LinkedIn sarà effettivamente bloccato, è anche un segnale per le compagnie che non hanno trasferito i dati personali dei russi. Questo riguarda Facebook, Twitter e tutti gli altri operatori stranieri“, ha dichiarato il consigliere del presidente per il web, German Klimenko, in una intervista al quotidiano Kommersant.
Roskomnadzor, l’agenzia che regola le telecomunicazioni, ha anticipato il possibile blocco dell’accesso alla rete professionale, dopo che lo scorso agosto il tribunale Tagansky di Mosca aveva decretato che la piattaforma utilizza i dati personali, anche di navigatori che non sono suoi utenti senza il loro consenso, e non conserva i dati degli utenti russi in server localizzati in Russia, come previsto dalle nuove norme che, a ora, poche compagnie straniere rispettano.
In una intervista al quotidiano Izvestia, il portavoce dell’agenzia Vadim Ampelonsky, ha spiegato che “sono state inoltrate a LinkedIn due diverse richieste di informazioni sulla localizzazione dei server con le informazioni sui loro utenti, ma non ci hanno degnato di attenzione. Abbiamo querelato l’azienda e vinto”.
L’intervento delle autorità sarebbe scattato, ha denunciato una fonte citata da Kommersant, dopo che all’inizio dell’anno era stato denunciato che nel 2012 LikedIn aveva perso i dati di 167 milioni di utenti, non 6,5 milioni come si credeva in un primo momento. Il ricorso al tribunale da parte di Roskomnadzor si sarebbe reso necessario perché la società non ha una sede legale in Russia, dove i suoi utenti sono circa cinque milioni (400 milioni in tutto il mondo).