Non sono una prostituta ma mi piace fare l’amore». Inizia così il racconto della piccola Katia (nome di fantasia) che da tre mesi vende il suo corpo «per necessità e per piacere». Indossa due orecchini grandi «non sono di oro – scherza, mentre ci smanetta -non me li potrei nemmeno permettere» racconta sorridente e divertita la sua storia. Non sa che la sua vita è finita già al centro di una relazione degli assi-stenti sociali e del tribunale dei minori e non le interessa nemmeno. Quello che invece, quella ragazzina cresciuta troppo in fretta racconta come scherzo agli assistenti sociali, è il dramma che si nasconde dietro le mura domestiche, in uno dei tanti rioni a rischio di Torre Annunziata. Bambine già donne, vestite da adulte. Rossetto rosso e unghie laccate. Abiti non sempre succinti ma immortalate in selfie provocatori con slogan accattivanti. E anche Katia, sulla sua pagina Facebook, gioca mettendosi in mostra. Un gioco però forse troppo pericoloso per una ragazzina che ha appena 16 anni e che non ha consapevolezza di quello che fa. «A novembre compio diciasette anni ma adesso devo aiutare mamma che non lavora». Il padre è detenuto e ha problemi con la droga, sino ad un anno fa vivevano nel rione della Cuparella, da qualche mese invece si sono trasferite nel quartiere di via Settetermini, una palazzina del rione Penniniello «Papà sta in carcere perché spacciava ma mia mamma non vuole più avere a che fare con lui e così abbiamo lasciato la casa dove lui potrebbe scontare i domiciliari e stiamo al Penniniello». Le sue parole ricostruiscono uno scenario di degrado e di abbandono “mia mamma ha anche altri due figli ma non sono miei fratelli, loro ora lavorano a Roma e noi ci dobbiamo arrangiare”. E quell’arrangiare che Katia giustifica diventa una condanna. «Ho avuto due volte rapporti sessuali con due ragazzini e mi hanno fatto un regalo, mica sono una prostituta?». Sorride e aggiunge «mia mamma si, a volte è costretta a farsi pagare ma lei è grande, lo può fare, io no ma mi piace». Un racconto assurdo venuto fuori anche dai continui colloqui che la ragazzina avrebbe avuto con alcune amichette che avrebbero poi riferito l’episodio tanto da far muovere gli assistenti sociali. La ragazzina avrebbe ceduto il suo corpo per somme di denaro e solo in un caso in cambio di un cellulare. Un reato senza dubbio che potrebbe vedere finire nei guai la madre e sul quale ora c’è un’indagine del tribunale dei minori che, raccolte le segnalazioni e anche alcune relazioni dei docenti della scuola dove Katia frequenta l’ultimo anno dell’istituto superiore potrebbero decidere l’affido della minore in comunità.
CRONACA
29 ottobre 2016
Torre Annunziata. Prostituta a 16 anni: “Per soldi e per piacere”