«Amore, sono stato sospeso, mi spiace per tutti i casini e le sofferenze che hai dovuto sopportare per colpa mia. Vi chiedo scusa e ho deciso di farla finita». Sono le 17,30 quando questo messaggio arriva al cellulare di una donna. A scriverle è il marito, una decisione, quella di uccidersi che fa scattare tempestivamente l’allarme da parte dei familiari che decidono di denunciare l’episodio ai carabinieri della stazione di Torre Annunziata, agli ordini del maresciallo Egidio Valcaccia che fanno partire le ricerche. Cinquantuno anni, due figli e un provvedimento disciplinare che si sarebbe trasformato di li a poco in un licenziamento piombato senza alcun preavviso per presunti ammanchi nelle casse dell’Autostrada Meridionali. E così l’uomo, casellante torrese non avrebbe sopportato il peso di quella decisione tanto da decidere di togliersi la vita. Ieri pomeriggio avrebbe finto di andare a lavoro, mentendo così alla moglie e ai suoi figli e invece si è allontanato da Torre Annunziata verso il porto di Napoli. Durante il tragitto avrebbe anche tamponato un altro veicolo. Una volta al porto avrebbe parcheggiato la sua autovettura per poi iniziare a vagare senza una meta. Solo, con i suoi pensieri, con il suo dolore e la sua vita diventata improvvisamente un peso portata sulle spalle. Dopo alcune ore ha assunto una serie di psicofarmici prima di accasciarsi e perdere i sensi. E’ stato subito soccorso da alcuni operatori del porto e trasferito al nosocomio partenopeo Loreto Mare dove tutt’ora è sotto osservazione. E’ il secondo caso in appena tre giorni che sottolinea l’emergenza lavoro a Torre Annunziata, di come il cancro della disoccupazione continua a macinare vittime. Solo due giorni fa un altro 60enne tentò il suicidio in un cantiere edile di via Provinciale Schiti a Torre, salvato in extremis da due poliziotti. Insomma una vera propria piaga.
CRONACA
30 ottobre 2016
Torre Annunziata. Licenziato tenta il suicidio: ritrovato imbottito di farmaci