Fine della corsa. Beppe Sannino non è più l’allenatore della Salernitana. Si è dimesso nella notte, (ri)aprendo ufficialmente il toto-allenatore granata. In pole position c’è il laziale Alberto Bollini, “lotitiano” di ferro, ma sono in quota pure i nomi di Leonardo Menichini (sarebbe la terza volta per lui sulla panchina dell’ippocampo in altrettante stagioni, sempre da subentrato), Angelo Gregucci (altro eventuale ritorno), Gigi De Canio e Roberto D’Aversa. È l’epilogo improvviso ma inevitabile d’una bufera che ha stravolto tutto.
Stavolta Sannino l’aveva fatta grossa. Più sciagurato dell’Egidio manzoniano, l’irrequieto Beppe è riuscito a compromettere la sua avventura alla Salernitana più di quanto non avesse già fatto con una serie infinita di pareggi che per ora consegna al campionato una classifica molto al di sotto delle aspettative di società e tifoseria. Il rapporto con l’ambiente granata, mai veramente idilliaco sin dall’estate, è definitivamente precipitato dopo la sfuriata del tecnico al 90esimo del match pareggiato contro la Pro Vercelli. «Avremmo dovuto vincere 10-0. Voi a Salerno non avete mai visto il calcio», la frase urlata ai giornalisti che lo aspettavano sull’uscio del box della tribuna stampa, dove Sannino aveva seguito la partita di lunedì sera causa squalifica. E apriti cielo!
A poco sono serviti i tentativi di spiegazione nei colloqui con qualche tifoso durante la giornata. Il trainer, già sul banco degli imputati per i risultati poco soddisfacenti, è stato di fatto condannato, o meglio “scaricato” da tutti. Per l’ennesima volta, il tecnico del “miracolo Varese” ha dimostrato di non reggere le pressioni d’una piazza che dà, in termini di seguito e passione, in maniera direttamente proporzionale a quel che pretende, e dunque che certo non può – come l’allenatore vorrebbe – “esaltare” una prestazione oggettivamente non trascendentale e chiusa con il nono pareggio in campionato. L’uscita sulla storia granata, poi, è palesemente infelice. E non si tratta di permalosità, ma di semplice rivendicazione, ostentata da tanti tifosi, d’un passato orgoglioso che, oltre a tanti decenni di serie C, racconta pure del mito di Gipo Viani, dei successi di Delio Rossi, delle esperienze sulla stessa panchina da cui s’è appena sfilato Sannino di “blasonati” predecessori come Tom Rosati, Zdenek Zeman e Stefano Pioli, tanto per citarne alcuni. O ancora, dei trascorsi in maglia granata di calciatori quali Pierino Prati, Mauro Pantani, Antonio Capone, Agostino Di Bartolomei, Salvatore Fresi, Pietro Strada, Giovanni Pisano, Marco Di Vaio, Roberto Breda, Rino Gattuso, David Di Michele, Arturo Di Napoli, e la lista potrebbe continuare a lungo.
Insomma, Sannino s’è fatto un brutto autogol, che paga a caro prezzo appesantendo il conto già salato d’una classifica che relega oggi la Salernitana assai più vicina alla zona play-out che a quella play-off, all’alba d’un ciclo di fuoco che sarà inaugurato dalla trasferta di sabato a Bari. Già al San Nicola sulla panchina granata non sarà più lui.