Il business dell’immigrazione clandestina, forse il più grande affare illecito del nuovo millennio, viene gestito tra Castellammare e Gragnano da persone insospettabili. Questa l’ipotesi sulla quale si stanno concentrando gli investigatori.
Un’inchiesta già in corso e confermata dopo i sequestri dei giorni scorsi di falsi permessi di soggiorno, ancora da compilare, a Castellammare di Stabia. A gestire questo giro sarebbero persone slegate dalle organizzazioni criminali, addirittura commercianti o professionisti. Sono loro che avrebbero contatti con gli immigrati e garantirebbero a questi ultimi documenti taroccati con i quali provare a dribblare i controlli e chiaramente ottenere vantaggi, tipo lo stato di rifugiato.
Un giro, dal punto di vista economico, anche piuttosto fruttuoso. Proprio il procuratore di Torre Annunziata Alessandro Pennasilico, durante la conferenza stampa per l’inchiesta “Fake Money” dichiarò che «ci sono persone disposte a pagare anche 5-6 mila euro», per avere un falso permesso di soggiorno». Insomma, cifre piuttosto consistenti.
Gli insospettabili fungerebbero da intermediari. Sarebbero loro ad avere i contatti con gli extracomunitari e con i fornitori di documenti contraffatti.
Un business che non aveva lasciato indifferente nemmeno l’hacker di Moscarella, Carmine Guerriero (adesso in carcere) che – secondo le indagini – s’era inserito nell’affare insieme ad alcuni complici.
Quello dei documenti contraffatti, tuttavia, non sarebbe l’unico sistema per regolarizzare – in modo fittizio – la posizione degli extracomunitari. Infatti, uno dei metodi è quello inventare fasulle assunzionei degli extracomunitari che sbarcano in Italia. In pratica, i migranti irregolari risultano lavorare per aziende fantasma, in modo da poter ottenere il permesso di soggiorno. Si tratta di una modalità particolarmente in voga nel centro Italia, ma che attirerebbe anche gli stabiesi. Non a caso in un’inchiesta della Dda de L’Aquila risultavano indagati anche nonno e nipote, entrambi Francesco Cafiero di 74 e 24 anni, di Castellammare di Stabia.
Gli investigatori sono al lavoro, adesso, per ricostruire l’intera rete di persone che sono impegnate nel business dell’immigrazione.