In mattinata la presentazione in Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato, per la fiducia che sarà votata entro mercoledì per consentire al neopremier di rappresentare l’Italia al Consiglio europeo di giovedì a Bruxelles. Dodici le conferme rispetto al governo Renzi. La principale novità è il passaggio di Angelino Alfano dal Viminale alla Farnesina, mentre il nuovo ministro dell’Interno è Marco Minniti. Solo tre i volti del tutto nuovi rispetto alla compagine di Renzi. Oltre a Minniti, diventa ministro Anna Finocchiaro, già presidente dei senatori del Pd, ai Rapporti con il Parlamento, per seguire il confronto difficile sulla riforma elettorale; mentre a Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato del Pd, va la responsabilità dell’Istruzione al posto di Stefania Giannini che lascia il governo. Con quello di Alfano dall’Interno agli Esteri, sono poi tre i cambi di casella all’interno dell’esecutivo: a Claudio de Vincenti, finora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, va il nuovo ministero per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno; Luca Lotti passa da sottosegretario alla presidenza con delega all’Editoria a ministro dello Sport. Sono 12 su 18 i ministri confermati nello stesso incarico: Padoan all’Economia, Orlando alla Giustizia, Pinotti alla Difesa, Calenda allo Sviluppo Economico, Delrio alle Infrastrutture, Poletti al Lavoro, Lorenzin alla Salute, Franceschini ai Beni culturali, Martina alle Politiche Agricole, Galletti all’Ambiente, Madia alla Pa, Costa alle Regioni.
‘Ho fatto del mio meglio per formare il nuovo governo nel più breve tempo possibile, per aderire all’invito del presidente della Repubblica e nell’interesse della stabilità delle istituzioni alla quale guardano gli italiani – ha detto Gentiloni al Quirinale – Come si vede dalla sua struttura, il governo proseguirà nell’azione di innovazione svolta dal governo Renzi e nel contempo si adopererà per facilitare il lavoro delle diverse forze parlamentari volto a individuare nuove regole per la legge elettorale’.
Mentre il nuovo presidente del Consiglio presenta la lista dei ministri a Mattarella, sulla sua strada scoppia la prima grana. Viene da Denis Verdini che, a nome di Ala e Scelta Civica (18 senatori che potrebbero essere decisivi a Palazzo Madama), minaccia di non votare la fiducia senza una adeguata ‘rappresentanza’. Ovvero senza la responsabilità di un ministero che, nella lista del nuovo governo, non c’è. ‘Non voteremo la fiducia a un governo fotocopia che sarebbe stato più comprensibile se fosse stato un Renzi-Bis. Il nuovo esecutivo deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio’, scrivono in una nota Verdini e Enrico Zanetti. Parole che non hanno cambiato le intenzioni del nuovo premier. ‘Il governo a Palazzo Madama non avrà alcun problema di numeri’ malgrado la defezione di Ala e Sc, e la maggioranza sarà comunque ‘solida, ampia e autonoma, come abbiamo dimostrato tante volte’, prevede Paolo Naccarato, senatore di lungo corso ora nel gruppo Autonomie e Libertà. ‘Buon lavoro a Paolo Gentiloni e al governo. Viva l’Italia’, ha scritto in un tweet Matteo Renzi pochi minuti prima che Gentiloni annunciasse di aver sciolto la riserva. Dure le prime reazioni dell’opposizione. ‘Non consentiremo al fantasma Gentiloni di demoralizzarci, il nostro momento sta arrivando. Hanno paura del voto. Hanno fabbricato l’ennesimo governo in provetta, pensando di poter fermare la rivoluzione gentile che compiono i cittadini italiani ogni volta che sono chiamati a votare. Ma non ci riusciranno. Si stanno scavando la fossa con le loro stesse mani’, scrive su Facebook il vicepresidente della Camera del M5s, Luigi Di Maio. ‘Pensano di poter tirare a campare fino alla pensione parlamentare (settembre 2017) e intanto faranno le nomine nelle grandi aziende di Stato. Sono degli illusi. Più lasceranno Gentiloni a Palazzo Chigi, più il loro consenso crollerà e saranno costretti a mollare’.