I primi a correre ai ripari sono quelli che oltre a pagare una multa salatissima ora rischiano di perdere anche la poltrona. La notizia della stangata della Corte d’appello su 885 candidati al Consiglio comunale che non hanno presentato nei termini previsti dalla legge (tre mesi dalla proclamazione, scaduti a ottobre) le spese sostenute in campagna elettorale fa venire il crepacuore anche a chi quella documentazione l’ha inviata. La sanzione va da un minimo di 25mila euro ad un massimo di 103mila euro: non poca roba. «Mi ricordo di averla presentata» dice il consigliere comunale di de Magistris sindaco, Nino Simeone mentre chiede al suo collaboratore di verificare all’indomani dell’avviso della Corte d’appello per i candidati inadempienti. «Meglio essere certissimi – continua – visti gli importi della multa». Tutto in regola. «Per un attimo – aggiunge sollevato – mi è venuto un infarto».
La prende invece con filosofia senza scomporsi il consigliere comunale di Prima Napoli, Marco Nonno. Lui è tra quelli che la rendicontazione non l’hanno presentata.Così ieri la prima telefonata che ha fatto è stata al suo commercialista per risolvere ed evitare il peggio. Ma i tempi ormai sono scaduti. «Anche quando mi candidai alle regionali – dice fiducioso – presentai le spese con molto ritardo e non è successo nulla, speriamo sia così anche stavolta. Purtroppo l’ho completamente dimenticato, tra l’altro ho speso pochissimo, credo neanche seimila euro». Ma la somma poco conta, anche chi ha speso zero, doveva dichiarare, altrimenti sanzione. La nota firmata dal presidente della Corte d’appello, Giuseppe de Carolis di Prossedi, è chiarissima in merito e perentoria, non sembra ci siano tante vie d’uscita. Ma c’è chi nel peggiore dei casi, forse, tenterà la strada del «non ho nulla intestato».
Tra i non virtuosi – che sono appena meno della metà (solo 653 su 1538 candidati) – c’è anche il vicepresidente del Consiglio comunale, Fulvio Frezza. Come Nonno anche lui non è alla prima consiliatura e quindi dovrebbe conoscere bene la prassi. «Avevo mandato il modello, ma l’ho sbagliato – spiega Frezza -, poi preso da mille incombenze l’ho completamente dimenticato» poi scappa perché deve sbrigare al più presto la faccenda. Una marea le dichiarazioni, soprattutto da parte del partito comunista dei lavoratori, che aveva espresso anche un suo sindaco candidato, arrivate al presidente del Consiglio, Sandro Fucito. A cui invece dovevano mandarle solo gli eletti. Lui le ha comunque girate ad un ufficio istituito apposta all’Anagrafe per fare da intermediario tra Comune e Corte d’appello. E chissà che tutto sia andato per il verso giusto. «La mia è arrivata» si accerta Fucito tirando un sospiro di sollievo. Cosa che non potranno fare tutti gli altri 885.