Sulla porta d’ingresso si notano la vecchia serratura scardinata, quasi fosse entrato qualcuno a vandalizzare ogni cosa. Invece è stato il tempo che ha impolverato tutto. A fare il resto ci hanno pensato il lassismo e il menefreghismo delle istituzioni. Al primo piano del civico 5 di piazzetta Cesarea all’Avvocata c’è una Casa-Museo che in ogni angolo pulsa di vita e cultura soffocate. E’ qui che fino a pochi mesi fa risiedevano Maria Luisa Santella e il suo compagno Michele Gentile, che avevano il sogno di realizzare un grande laboratorio di cinema e teatro in un bene assegnato loro dal Comune nei primi anni duemila. Non a caso quello spazio, come si legge ancora sulla targa affissa sulla parete esterna del palazzo, si chiamava Dream’s Theory. Uno spazio dove è custodita l’arte in una delle sue forme più eccellenti. Ma che ieri mattina il Comune di Napoli ha chiuso per sempre, sfrattando chi ci ha abitato finora perché giudicato moroso. In realtà i fatti non stanno proprio così. Ma andiamo per ordine. A partire da quello che a tutti gli effetti avrebbe potuto diventare un museo dell’arte scenica e cinematografica dove si sarebbero potuti formare generazioni di giovani. Vecchi dischi in vinile (45 e 78 giri), libri e riviste d’epoca, annuari della storia del cinema e del teatro, foto datate anni sessanta e settanta, periodo di quell’avanguardia di cui la Santella è stata tra i pionieri, di quelli che allestivano spettacoli negli scantinati. E ancora armadi, faldoni di documenti, suppellettili, fino alla sala teatro dove sembra essere passato un tornado a spazzare via tutto. «E’ ancora agibile» – dicono gli agenti dell’unità Tutela del Patrimonio della polizia municipale, che ieri mattina sin dalle prime luci dell’alba hanno provveduto allo sgombero dei locali. Maria Luisa e Michele non ci sono. Già da qualche mese si sono trasferiti al confine con la Basilicata. Lontano da una città che non li ha saputi apprezzare.Noi amiamo profondamente Napoli e per noi è stato molto doloroso abbandonarla, ma ci siamo visti costretti dall’incomprensione totale e la malafede del governo della città. «Ho lavorato in campo artistico tutta la mia vita per questa città – commenta amareggiata la Santella – non solo in teatro, ma anche in televisione, radio e cinema e mi sembra assurdo ricordare che quando ho iniziato il mio lavoro col mio ex compagno Mario Santella Napoli era una città dalla storia illustre completamente dimenticata a livello nazionale per la sua importanza storica, per la sua storia culturale. Una storia che ora, con questo sfratto, si ripete». Ieri mattina allo sgombero hanno assistito il consigliere della II Municipalità Pino De Stasio, che ha seguito la battaglia della coppia di attori sin dall’inizio, accompagnato dalle consigliere Angela Parlato e Bianca Verde e dagli attivisti di Magnammece ‘o pesone. Duro De Stasio con il sindaco Luigi de Magistris, che finora è rimasto in silenzio sulla vicenda: «Sono scioccato e amareggiato perché la mia controparte non ha risposto alla mia richiesta di sospensione dello sfratto. Per ora mi sono costituito parte civile nel verbale redatto dagli uffici comunali e mi lecco le ferite per questa sconcertante vicenda. Ma voglio ricordare al sindaco che questo immenso patrimonio culturale se non sarà rimosso entro 15 giorni andrà al macero».
CRONACA
16 dicembre 2016
Sfrattata l’attrice dimenticata: «Così Napoli uccide la cultura»