Tutti lo ricordano per aver preso molti applausi sul palco insieme a Roberto Benigni. Ma non c’era alcun copione già scritto. Ettore, il cane mascotte degli Scavi di Pompei, era così. Andava di qua e di là per la città antica, era diventato un simbolo tra le domus. E quella sera sul palco del Teatro Grande, erano in centinaia a seguire lo show, Ettore rubò la scena all’attore toscano. Fece un giro e poi si andò a posizionare proprio di fronte a Benigni e, attento, seguiva ogni sua battuta. Divenne così la mascotte di Pompei. Tutti lo adoravano. Tanto è vero che, quando nel 2009 partì il progetto negli scavi “(C)Ave canem-Adotta Meleagro” (un nome ispirato al famoso mosaico della casa del Poeta Tragico con il cane alla catena), Ettore non è mai stato dato in adozione. Era considerato un cane tranquillo, faceva compagnia ai turisti, poi usciva a fare un giro fuori e, ovunque, veniva ospitato. Era «un cane buono», dicono i cittadini di Pompei, ma da un settimana è rinchiuso da solo in un canile municipale. Dal 15 dicembre scorso è stato portato al Dog Park di Ottaviano in seguito a un’istanza dei carabinieri che parla di «un cane che incute paura».
Per tale motivo, il cane non può essere liberato. C’è una sola possibilità: deve essere adottato.
Si è così scatenata la solidarietà dei cittadini di Pompei che – attraverso i social network – stanno lanciando l’appello con la speranza che Ettore possa essere finalmente adottato e tornare libero. C’è chi parla di un dono di Natale e chi parla di un regalo per il suo compleanno: Ettore compirà dieci anni il prossimo 7 gennaio. Sulla rete sono in tanti che sperano nel suo ritorno: «E’ un’icona della nostra città. Non ha mai fatto del male a nessuno».
E’ la seconda volta che viene rinchiuso in un canile. La prima è accaduto a gennaio del 2015. Ora è microcippato e risulta di proprietà del Comune di Pompei.
Attualmente è sotto la cura di Michele Visone, direttore del “Dog Park” di Ottaviano e presidente nazionale dell’AssoCanili.
«Ercole non è un cane aggressivo – sottolinea lo stesso Visone – e l’augurio è che possa essere adottato il prima possibile. Come lui, abbiamo altri 500 cani ospiti nella nostra struttura, tutti adottabili».
Sembra invece soltanto un vecchio ricordo l’iniziativa “Cave canem- Adotta Meleagro”, ideata per tranquillizzare i turisti per la presenza negli scavi di alcuni randagi. In particolare venivano censiti tutti i cani presenti nel sito archeologico e inseriti nell’anagrafe canina,. Poi l’applicazione di un microchip, collare e medaglietta di riconoscimento. In tal senso, il cane diventava sempre più un amico del turista e non un pericolo dal quale sfuggire.
Cani che venivano controllati periodicamente. Quelli aggressivi, ovviamente, venivano messi in luoghi al sicuro per i turisti.