C’era una volta un mondo in fermento in direzione Fuorigrotta ogniqualvolta che al San Paolo era in arrivo il Napoli. Una città, quella azzurra, che ha vissuto da sempre a base di pane a pallone. Perché guardare le partite nell’impianto di Fuorigrotta – in quello stesso stadio che da anni necessita di una ristrutturazione e che il patron De Laurentiis ha definito senza troppi giri di parole «cesso» – era quasi un credo religioso. Tutto dimenticato in fretta, complice la guerra al presidente De Laurentiis e la crisi economica che ormai ha travolto ogni settore. I numeri attuali dicono che le presenze negli stadi della Serie A continuano a diminuire, soprattutto all’ombra del Vesuvio, dove il calo è uno di quelli preoccupanti. In generale, l’Osservatorio Calcio Italiano, sulla base del database online di Stadiapostcards, ha registrato una flessione dell’1,7% rispetto al dato finale dello scorso campionato (22.221 spettatori in meno). Si tratta del peggior dato registrato nell’ultimo quinquennio: -1,1% rispetto al 2014/15, -7,1% rispetto al campionato 2013/14, addirittura -11,4% rispetto alla stagione 2012/13. Nel dettaglio, nella top five – dopo Milan, Inter e Juventus – figurano Napoli (30.144) e Roma (28.910) dove, però, si registrano dei veri e propri crolli delle presenze rispetto alla passata stagione: -22,3% al San Paolo, -17,8% allo stadio Olimpico. Diversi i motivi alla base dei numeri disastrosi della squadra napoletana che, senza ombra di dubbio, vanta una delle migliori tifoserie al mondo, alla pari di quelle del Real Madrid o del Barcellona per intenderci, soprattutto per la passione che la caratterizza e per i numeri registrati nelle partite di cartello.
STADIO FATISCENTE
Indubbiamente, dietro il calo di presenze al San Paolo c’è una struttura fatiscente e che non rispecchia il blasone del club. L’impianto di Fuorigrotta non rientra tra gli stadi-gioiello italiani, stile Juventus Stadium per intenderci. Il rifacimento bagni, i lavori alla tribuna stampa, ai sediolini e alle aree di accoglienza sono stati avviati soltanto lunedì 19 dicembre, al termine di una guerra durata diversi mesi tra il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, e il sindaco, Luigi de Magistris. Soltanto a fine novembre è stato presentato il progetto restyling del San Paolo, che prevederà anche un sottopasso – che porta dagli spogliatoi al campo – con una galleria museo dove saranno raffiguranti alcuni dei momenti più importanti della storia del calcio Napoli con immagini anche di Maradona. Ancora da chiarire, invece, la copertura degli spettatori e su cosa contribuirà De Laurentiis. Fatto sta che a marzo al Real Madrid potrebbero essere consegnati degli spogliatoi imbarazzanti, non all’altezza della competizione più prestigiosa d’Europa.
IL CARO BIGLIETTI E LA GUERRA A DELA
Non solo lo stadio fatiscente allontana i napoletani dal San Paolo. Dietro i motivi del crollo spettatori, così come degli abbonati, si nasconde anche il caro biglietti e la contestazione – cominciata subito dopo l’addio di Higuain – nei confronti di De Laurentiis. Alla prima gara di campionato, quella contro il Milan, il presidente fissò i prezzi delle curve a 40 euro. Una cifra elevatissima, tanto che dalla Curva A fu esposto lo striscione «settore popolare», mentre alcuni rappresentati della tifoseria manifestarono pacificamente a Piazza Municipio.
LA CRISI ECONOMICA
Naturalmente, il calo è da ricondurre anche alla crisi economica che ha travolto da anni il nostro Paese. Non è un caso che il maggior numero di presenze sia stato registrato in Napoli-Sassuolo (49.490 spettatori), match in cui De Laurentiis ha notevolmente abbassato il costo dei tagliandi, fissando le curve a 5 euro.
L’EFFETTO HIGUAIN
Tra le cause anche il passaggio-tradimento di Higuain alla Juventus. Per molti tifosi napoletani, De Laurentiis non ha assicurato un degno sostituto dell’argentino. Nel mirino era finito Icardi, rimasto soltanto un sogno d’estate. Poi è arrivato Milik che si è gravemente infortunato dopo poco. A inasprire gli animi tra patron e ultras anche l’arrivo di troppi baby calciatori e i 90 milioni – a detta dei tifosi – spesi soltanto in parte.