Non ha ancora nemmeno un nome, e l’unica famiglia che gli era toccata in sorte era quella costituita dalla madre, che pochi istanti dopo averlo dato alla luce tentò di buttarlo via in un cassonetto, come fosse un sacchetto di immondizia. Ma tra pochi giorni, finalmente, il piccolo che il 5 dicembre scorso venne salvato dai militari dell’esercito e dalla polizia a piazza Garibaldi, finalmente avrà qualcuno che lo ama. Disposto a prendersi cura di lui, e sicuramente a non rivelargli mai il destino atroce che la donna che l’ha messo al mondo voleva riservargli.
Il personale dell’ospedale Loreto Mare, dove si trova ancora, nel reparto di neanotologia, lo aveva già “battezzato” Nicola, perchè era venuto al mondo il 5 dicembre, data della ricorrenza del santo le cui reliquie sono conservate a Bari. Ma non è detto che la famiglia adottiva a cui presto sarà affidato decida di conservare quel nomee. Anzi, è quasi scontato che scelga diversamente, per cancellare anche l’ultima traccia che lega quel bimbo, un maschietto dalla carnagione chiara e dai tratti caucasici come la madre naturale, immigrata dall’Ucraina, alle prime drammatiche ore della sua esistenza. La prassi burocratica necessaria in casi del genere – con la revoca della potestà genitoriale alla madre e la dichiarazione di adottabilità del bambino da parte del Tribunale per i minorenni – è ormai in fase avanzata. E sono già molte le coppie che si sono fatte avanti per dare una famiglia e una casa a quel bambino la cui storia, a poche ore dalla nascita, ha fatto commuovere mezza Italia. Quel 5 dicembre furono due immigrati africani, nel cuore della notte, ad accorgersi di quello che stava per succedere sotto i loro occhi increduli. Una donna, ancora sporca di sangue, trafficava con una busta della spesa, da cui però provenivano dei gridolini inconfondibili. Quelli di un neonato. I due clochard allertarono immediatamente una pattuglia dell’esercito che era nei pressi, e immediatamente venne dato l’allarme. I due soldati scoprirono il neonato, la donna confessò senza mezzi termini che stava per «buttarlo via». Entrambi vennero portati in stazione, al caldo, e sul posto arrivarono anche gli agenti di polizia e un’ambulanza del 118 che poi trasferì madre e figlio al Loreto Mare. Il bambino si trova ancora lì, la donna, dopo qualche giorno, era stata trasferita al Cardarelli, unico ospedale napoletano a disporre di stanze apposite per persone in stato di arresto o di reclusione, il cosiddetto Reparto Palermo. Appena le condizioni della donna sono migliorate, è stata trasferita in una cella vera, al carcere di Pozzuoli. Per il figlio che non aveva voluto e che stava per uccidere, il destino per fortuna sarà molto diverso: presto avrà una famiglia vera.