“Non potevo restare al Valencia. Ero delegittimato verso la squadra e i tifosi”. In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Cesare Prandelli torna sulle sue dimissioni, sui motivi che lo hanno indotto a lasciare il club del Mestalla appena tre mesi dopo il suo arrivo. “Mi avevano promesso rinforzi, un investimento di 30 milioni poi molto ridotto. Ero stato a Singapore a parlare con la proprieta’. Avevo chiesto un centravanti, due centrocampisti, un difensore esterno e mi avevano dato l’ok. Vado subito su Zaza, ideale per il mio progetto. Chiudiamo con la Juve. Simone ha carattere, personalita’, e’ d’accordo e lo aspetto il 28 per il primo allenamento. Non posso perdere tempo. E invece la societa’ blocca tutto e il 29 dicembre la vicepresidente, in videoconferenza, dice: “Avete 24 ore per scegliere un centrocampista o un attaccante”. Ma come, dico io, la punta centrale e’ gia’ fatta! Nessuna risposta. Allora mi prendo 24 ore di riflessione e poi mi dimetto: non abbiamo preso un giocatore…gia’ preso. Missione finita”. Dimissioni e addio stipendio. “Era un gran bel biennale. Se volevo fare il furbo avrei aspettato l’esonero, ma non sono fatto cosi’. Mi pagheranno i tre mesi. Avevano il problema del monte stipendi, volevano ridurlo, ma gli ho ricordato che quei contratti li avevano firmati loro”. E pensare che la sua avventura era iniziata con una sconfitta in extremis con il Barcellona al termine di una “partita straordinaria che abbiamo pagato dopo: avevamo dato troppo. Si sono infortunati Nani, Garay, Mangala e Perez, la squadra s’e’ dimostrata un po’ fragile. Ci sono tanti giovani di prospettiva, ma in situazioni cosi’ ci vuole gente esperta: alcuni li ho visti piangere per i fischi del Mestalla”. Prandelli parla del calcio spagnolo e lo confronta con il nostro. “La base tecnica e’ altissima, non c’e’ gara. Organizzati, strutturati, lavorano sul possesso e scelgono sempre soluzioni e giocatori offensivi. In allenamento praticano un torello tattico, un’evoluzione del nostro. Non speculano mai sul vantaggio, giocano fino al 90′ e anzi negli ultimi minuti succede di tutto e il pubblico se lo aspetta. Pero’ tatticamente sono piu’ monotoni. Giocano tutti con il 4-2-3-1, anche se a volte camuffato. Ma il sistema e’ quello. Noi, tecnicamente inferiori, cerchiamo piu’ soluzioni e corriamo di piu’: loro hanno meno intensita’”. In Champions la sfida tra il Real e il Napoli. “In Spagna il Napoli fa paura. Quando nello spogliatoio abbiamo visto le partite di Champions, i giocatori mi hanno detto: “Questa e’ la squadra piu’ forte d’Europa!”. Il Real non ha ancora vinto”. Per Prandelli dopo il Mondiale brasiliano e le dimissioni, tante avventure sfortunate. “Al Galatasaray ero terzo e mi hanno esonerato, non c’entrano i motivi tecnici. A Valencia ho cercato di sistemare in due mesi una squadra non mia. Ma io ci sono, sono sempre lo stesso, cerco il gioco e il risultato come nel 2012. Con la forza delle buone maniere”. Guardiola parla di ritiro. “Non e’ una boutade, non mi meraviglio: questo lavoro logora, e’ unico, stressante. A tanti, a quell’eta’, viene l’idea di lasciare. Ma poi due successi ti ricaricano subito. Solo non concludete che Guardiola non ha le palle: il tempo e’ galantuomo e uno come lui le ha da quando ha cominciato a giocare. Chi arriva a certi livelli le ha. Pensate che Sarri non le avesse anche in prima categoria?”. Di Ventura dice: “mi piace, e’ arrivato a grandi livelli magari piu’ tardi, proponendo sempre bel gioco, fin dal Giarre. Uno sempre motivato e aggiornato, in Europa studiano il suo calcio”. Prandelli e’ “determinato, adrenalinico, motivatissimo, ma non ho lasciato il Valencia per andare in un’altra squadra. Fatemi solo recuperare due idee e ne riparliamo presto: non ho in mente di ritirarmi, io”.
SPORT
4 gennaio 2017
Prandelli esalta il Napoli: “In Spagna hanno paura degli azzurri”