Il termometro segna meno 3. Il gelo cala ancora di più quando la mente ritorna ai giorni dell’orrore nella valle del Lavatoio, dove il branco stuprò una ragazzina allora 15enne. Lì dove il presepe vivente si rinnova ogni anno, precisamente per la 24esima edizione ormai.
E’ l’ultimo giorno di rappresentazione dell’ormai famoso villaggio presepiale. Proprio nella valle del Lavatoio, Pimonte, il luogo dello stupro di gruppo ai danni di un’anima innocente. Un orrore cancellato da un’eccellenza dei Monti Lattari. Quest’anno ha un sapore particolare, anche se il paese fa ancora fatica a ricordare quanto accaduto in quella valle.
Ci sono turisti provenienti da ogni parte d’Italia. Ieri tre pullman hanno raggiunto la cittadina dei Monti Lattari e probabilmente nessuno s’immagina nemmeno lontanamente l’orrore di quei giorni di inizio estate. Provare a chiedere quale sia la capanna in cui si sono consumate più violenze sessuali diventa inutile. C’è chi addirittura spiega: «E’ stata una manipolazione, qui non è mai accaduto niente. Il fatto è avvenuto al di fuori dell’area del presepe». Almeno questa è la versione di chi conosce bene quella valle.
Non c’è certezza sulla capanna dello stupro, anche se tutti gli indizi portano alle prime strutture in legno, dove c’è un pizzaiolo che impasta e consegna tranci di pizza. Più in là due bambini che, con tanta gioia, distribuiscono «noccioline gratis». Nel racconto della 15enne vittima di violenze si fa riferimento a una capanna con un tavolo, utilizzato proprio per consumare i rapporti sessuali, prima con il fidanzato e poi con gli amici. Quella valle di epoca borbonica, un tempo il centro pulsante del piccolo paesino dei Monti Lattari, conosciuta per la sua particolare vegetazione che rappresenta la sintesi della Macchia mediterranea. Uno scorcio tra i più caratteristici, soprattutto per la presenza di lavatoi proprio di origine borbonica.
Pimonte, una piccola comunità ma con problemi legati anche alla criminalità organizzata, sembra aver rimosso quell’orrore, anche se a breve il branco sarà processato per la violenza ai danni della ragazzina 15enne. Lo sguardo smarrito dei ragazzi del posto, alla domanda su dove fosse la capanna dello strupro, è la sintesi di cosa abbia rappresentato quella macchia che ha portato il paesino sulle cronache nazionali.
«E’ il secondo anno che sono direttore artistico del progetto – spiega Filomena D’Auria – Questa è un’edizione molto sentita per noi, soprattutto dopo quello che è successo. Un modo proprio per ripartire e cancellare quell’orrore. La valle del Lavatoio è tra le più caratteristiche e con una storia importante alle spalle. Per questo bisogna ripartire a testa alta, senza dimenticare, ma superando quello che è accaduto». Poi ci penserà la giustizia. Il Presepe per il momento aiuta a cancellare la macchia di una violenza senza precedenti.