Una casa di 300 metri quadri che è simbolo di arte e cultura da anni e che dalla notte di Capodanno non esiste più perché un incendio causato dall’esplosione di un botto illegale lo ha distrutto. Siamo al civico 20 di discesa Sanità, dove oltre alla rabbia per le case devastate dalle fiamme e il dramma di donne, anziani e bambini senza un tetto da una settimana, c’è delusione per l’assenza delle istituzioni. Come esprime a chiare lettere Diego Nuzzo, architetto e scrittore che ha ideato una particolarissima rassegna di arte e cultura che avrebbe dovuto continuare a svolgersi in quella casa al penultimo piano del palazzo incendiato. «Una strada chiusa al traffico, un edificio a rischio crollo, 20 famiglie sfollate. A ciò si aggiunge il fatto che l’appartamento più danneggiato è, da circa 15 anni, luogo di incontro di culture diverse, di spettacoli teatrali, concerti, mostre e di eventi di solidarietà verso gli ultimi della terra – si legge nella lettera che Nuzzo provocatoriamente fa firmare al sindaco Luigi de Magistris -. In molti si sono chiesti come mai non abbia sentito il dovere di andare a portare la mia solidarietà a chi vive momenti di angoscia e di ansia. La risposta è semplice. Mi vergogno di quello che è successo. Come uomo di legge, amministratore pubblico e cittadino. Mi vergogno di non aver saputo difendere quel lacerto di territorio dalla barbarie dell’illegalità e di aver abbandonato a sé stesso un quartiere in cui le condizioni di vita sono ogni giorno più difficili».
CRONACA
9 gennaio 2017
Sfollati della sanità, la lettera-provocatoria di Diego Nuzzo al sindaco