Torre del Greco. Era il fiore all’occhiello della sanità all’ombra del Vesuvio, il reparto “invidiato” da tutti gli ospedali della provincia di Napoli e non solo. Al punto da essere destinato – secondo il piano regionale varato nel 2010 – a diventare un polo d’eccellenza. Oggi, a 7 anni di distanza, rischia di essere inghiottito da misteriosi ritardi e scellerate scelte gestionali.
è la storia della divisione di gastroenterologia dell’ospedale Agostino Maresca di Torre del Greco, il nosocomio finito nel tritacarne della guerra politica sulla sanità e lentamente abbandonato al degrado a dispetto degli spot-elettorali promossi prima dal governatore Stefano Caldoro e poi dal suo successore Vincenzo De Luca. «L’ospedale non chiuderà, anzi sarà potenziato», la promessa del “signore delle fritture” e della sua claque.
Ma, intanto, l’unica “divisione doc” annaspa da tre anni tra inspiegabili tagli ai servizi e inascoltate richieste d’aiuto. «E nessuno si faccia scudo dietro presunte mancanze di comunicazioni», fanno sapere dal primo piano del nuovo padiglione dell’ospedale Maresca, facendo chiaramente riferimento alle scuse accampate in tv dal direttore generale Antonietta Costantini per giustificare l’incredibile vicenda dell’ospedale di Nola. Perché le segnalazioni della responsabile del reparto e i vertici dell’Asl Napoli 3 Sud sono state, in tre anni, costanti e incalzanti. Tre anni – a partire dal trasferimento “temporaneo” per procedere ai lavori di ristrutturazione al piano terra del nuovo padiglione dell’ospedale Agostino Maresca – in cui la vita di medici e pazienti all’interno del reparto di gastroenterologia è diventata insostenibile.
Una grave situazione di disagio lavorativo descritta senza mezzi termini in una missiva inviata a dicembre alla “super-manager” di stanza al Bottazzi in cui vengono elencate tutte le criticità dell’ex polo d’eccellenza. Dalla precarietà del sistema informatico di accettazione e di refertazione alla disponibilità di due sole postazioni endoscopiche, con conseguente prolungamento delle liste d’attesa. Ma a pesare come un macigno sulle prestazioni erogate dal reparto di gastroenterologia c’è la sospensione – a partire dall’ottobre del 2014 – del servizio relativo alle procedure endoscopiche bilio-pancreatiche (ERCP) e la mancanza di spazi dedicati agli ambulatori clinici, indispensabili per l’attività di visite specialistiche e per le indicazioni terapeutiche successive alla colonscopia nei pazienti del programma di screening del cancro colorettale.
Una situazione disastrosa, come dimostrano i “numeri” registrati a fine anno: a dicembre del 2016 sono state solo 517 le prestazioni garantite ai pazienti, mentre in un anno il numero complessivo è calato di circa mille unità. Eppure, basterebbe avviare i lavori previsti già da un apposito bando promosso nel 2013. Un incomprensibile ritardo, considerato che – alla luce delle lagnanze lamentate già a partire dal 2014 – l’ex direttore generale Maurizio D’Amora garantì la necessaria copertura economica. Eppure, il polo d’eccellenza resta “confinato” in un tugurio provvisorio, senza alcuna presa di posizione da parte dei vertici dell’Asl Napoli 3 Sud.