Nei verbali del collaboratore di giustizia Alfonso Loreto ci sono le infiltrazioni dei clan nella pubblica amministrazione di Scafati. «Nel 2013 il sindaco Aliberti accettò l’appoggio di Andrea Ridosso e Lello Lupo ovviamente ben sapendo che Andrea (ragazzo pulito) apparteneva al nostro gruppo criminale sul territorio. Il sindaco ci indicò tuttavia di scegliere una persona pulita che non avesse quel cognome. Pensammo a Cenetiempo ma poi decidemmo di candidare Roberto Barchiesi che è lo zio della mia ex moglie. Lui accettò e risultò eletto con più di 300 voti e quelle preferenze furono procurate da Luigi Ridosso che comprò i voti nelle palazzine di via Mariconda in via Martiri d’Ungheria… Barchiesi in effetti si dimise subito ma fu convinto da Aliberti a revocare le dimissioni». Passava il tempo e il, gruppo non otteneva nulla. «Così decidemmo di picchiare Barchiesi nei pressi del Bar Macel dove lui vive… Poi ci promise una cosa di poco conto e non accettammo. Anzi quel giorno scoprimmo che registrò la conversazione e noi lo picchiammo e lo minacciammo di lasciare Scafati. Andrea Ridosso venne assunto al piano di zona e noi chiedemmo a un uomo potente, influente sul sindaco di mettere un nostro uomo all’interno dell’Acse dove non abbiamo lavorato con l’impresa di pulizie solo perchè ci hanno arrestato. Un nostro uomo fu nominato. E ricordo che andammo dal fratello del sindaco, Nello, per inserirci nella Igiene Urbana. Lui rispose picche perchè ci volevano altri requisiti e Luigi Ridosso si arrabbiò e lo aggredì. Poi gli disse: «24 ore di tempo, poi vengo e ti sparo».
CRONACA
16 gennaio 2017
Camorra, il pentito Loreto racconta: «Volevamo sparare Aliberti, doveva inserirci nell’Igiene Urbana»