Niente Primarie a Pompei, o almeno questo è l’intento del Partito democratico. Meglio se si trova un candidato condiviso per non alimentare uleteriori tensioni in seno a un partito commissariato da oltre due anni. Anche il congresso cittadino è congelato, se ne riparlerà dopo il voto. Tutto fermo, per evitare tensioni e con la speranza di firmare un patto di non aggressione tra le varie anime interne.
Si andrà avanti come negli ultimi tre anni, senza un segretario cittadino e con un commissario alla guida. Da maggio 2014 il Pd è sotto la guida del responsabile provinciale Giuseppe Esposito e sarà così almeno fino alle prossime elezioni amministrative. Di ciò sembrano essere convinti gli stessi ex consiglieri comunali che si sono ricompattati in un unico gruppo anti-Uliano. Il sindaco spedito a casa dopo una breve parentesi di consiliatura.
Alle ultime amministrative (2014), il Pd aveva deciso di ritirare il simbolo dalla competizione elettorale per una forte spaccatura che si era venuta a creare all’interno. Da un lato i tre consiglieri di Alternativa Pompeiana, Angelo Calabrese, Marika Sabini e Raffaele De Gennaro, che hanno sostenuto il sindaco Ferdinando Uliano, dall’altro Francesco Gallo e Bartolo Martire, alleatisi con il centrodestra e finiti poi all’opposizione. Negli ultimi mesi, poi, la rottura fra i tre consiglieri di Messigno e l’ex sindaco. Poi la decisione di Alternativa Pompeiana di allearsi con l’opposizione e ora l’intesa con gli altri due ex consiglieri del Pd. Ma un congresso, in questo momento, potrebbe portare a una nuova spaccatura. Motivo per cui i vertici locali sembrano intenzionati ad accantonare ogni ipotesi.
L’altro obiettivo al quale si lavora sono le Primarie, o meglio è l’ipotesi di cancellarle dall’agenda. Ipotesi lanciata inizialmente da Amato La Mura. Tuttavia, la scelta di lasciare tutto in sospeso all’interno del Partito Democratico non è stata ben digerita da tutti.
A sollevare la questione è il gruppo di Attilio Adami, in minoranza nel Pd, del quale fanno parte anche Gianluca Machetti e Alfredo Benincasa. «In tante e ripetute occasioni – sostiene Adami – abbiamo sollecitato l’intervento dei vertici provinciali e regionali del Partito Democratico al fine di risolvere il “caso Pompei”. Evidentemente questo non è servito. Anzi, non è bastato».
A detta dell’esponente Pd, «i rappresentanti istituzionali sono ostaggio dei voltagabbana, che rappresentano solo piccole correnti e uno squallido modo di interpretare la politica, ma che si ergono a deus ex machina dell’intero partito. In realtà, sono soltanto espressioni dei propri interessi».
politica
16 gennaio 2017
Il Pd rinvia la resa dei conti: niente congresso. E Uliano affila le armi