Si credeva fosse tra gli obiettivi della ‘stesa’ che gli costò la vita, la notte del 6 settembre 2015 nel rione Sanità di Napoli, che fosse un giovane in qualche modo vicino alla camorra. Invece, oggi, le indagini della Polizia hanno fatto luce sull’episodio: il diciassettenne Gennaro Cesarano non aveva nulla a che fare con la criminalità organizzata. Lo sostenne con forza il padre, Antonio Cesarano, nel corso di una conferenza stampa, pochi giorni dopo l’omicidio, il 9 settembre: «Il mio Genny stava solo realizzando i suoi sogni, – disse – non c’entra nulla con la camorra, lui era un angelo. É capitato a lui ma sarebbe potuto succedere a qualcun altro. Perché quelle sparatorie sono cose gravissime ma per noi, in quel quartiere come in altri quartieri di Napoli abbandonati dallo Stato, sono cose normali».
Il papà del 17enne rivolse anche un appello ai killer: «Costituitevi, è il minimo che potete fare per tutto il dolore che avete causato» e un’invocazione a rompere il muro di omertà: «Chi quella notte ha visto o ha sentito qualcosa deve andare in questura».
Antonio Cesarano paragonò suo figlio ad un’altra vittima innocente della camorra, Annalisa Durante, uccisa per sbaglio a 14 anni, durante un agguato nel Rione a Forcella, il 27 marzo del 2004.
«Genny merita che gli sia restituita la dignità», disse con forza il padre del 17enne, per zittire definitivamente le voci che descrivevano il figlio come un criminale.
Gente del quartiere e istituzioni locali, in varie occasioni, con cortei e manifestazioni, sono state vicine alla famiglia Cesarano. Sabato e domenica prossimi, per ricordare il giovane, è stato organizzato un evento sportivo con la partecipazione di squadre di calcio di vari quartieri di Napoli, al quale è stato invitato, tra gli altri, anche il sindaco Luigi de Magistris.
Non c’era la videosorveglianza in piazza San Vincenzo, nessuno aveva visto e sentito, quel giorno. Gli investigatori pensarono che potesse essere lui l’obiettivo di quello che sembrava un raid. Poi il velo di omertà cominciò a squarciarsi e la verità, piano piano, è venuta a galla: Gennaro Cesarano è una vittima innocente della camorra.
Una lapide, sistemata un mese dopo la sua morte, ora ricorda il giovane, in piazza San Vincenzo, con ulivo, fatto sistemare dalla comunità del rione.
«Esprimo grande soddisfazione per l’operazione in corso da parte della Dda della Procura di Napoli e della Squadra mobile della Questura che avrebbe portato all’individuazione degli autori della barbara uccisione del giovane Genny Cesarano avvenuta nel quartiere Sanità – dice il sindaco, Luigi de Magistris – particolare soddisfazione anche perché abbiamo da sempre apprezzato la grande partecipazione popolare del quartiere Sanità contro la camorra e l’impegno attivo nei movimenti anticamorra di Antonio, padre di Genny».
«Da quello che si evince chiaramente anche da queste prime notizie, e di questo ne eravamo convinti, Genny è stato giovane vittima innocente di una stesa di camorra», aggiunge l’ex pm.
«I risultati di questa indagine evidenziano che in città forze dell’ordine e magistratura stanno facendo un ottimo lavoro e che la città ha reagito e sta reagendo nella sua stragrande maggioranza dei cittadini di tutti i quartieri ed anche che l’Amministrazione comunale, in tutte le sue articolazioni centrali e di prossimità, è impegnata in prima linea con forza nel contrasto alla camorra dei colletti bianchi e di strada. Solidarietà e affetto alla famiglia Cesarano. Avanti così. Perché mai più debba accadere che ci siano vittime innocenti della criminalità organizzata e per sconfiggere uniti la camorra e la subcultura da dove essa trae ossigeno».
Poi il primo cittadino conclude: «Quando ci sarà il processo per i presunti responsabili del barbaro omicidio di Genny Cesarano, vittima innocente di camorra, il Comune di Napoli si costituirà parte civile».