E se Giuseppe Tito facesse come il Gattopardo? E’ questa l’ipotesi delle ultime ore secondo cui il sindaco di Meta potrebbe limitarsi solamente a “redistribuire” formalmente le deleghe ai propri assessori senza effettuare rotazioni o cambi.
Da un paio di settimane, Tito ha deciso di avviare una verifica sul conto della propria maggioranza. «E’ una vera e propria necessità perché siamo giunti alla metà del mandato e bisogna pianificare il lavoro che verrà» è il ritornello detto a caldo proprio dalla fascia tricolore che deve comunque ancora risolvere la querelle del segretario.
Insomma, due fronti aperti. E al di là del duello a distanza ormai ingaggiato con l’ex sindaco e alleato ed oggi segretario del circolo locale del Pd Paolo Trapani. Tra i due è chiaro che non c’è intesa. Tito finora non ha aperto decisivamente verso la costituzione in maggioranza del gruppo del Partito democratico (di cui è tesserato della prima ora) e continua a sfogliare la margherita. Secondo le dichiarazioni del primo cittadino, in giunta nessuno è intoccabile. Ma chi è certo di non perdere la poltrona è il vicesindaco Pasquale Cacace. Lo stesso si può dire delle due quote rosa Angela Aiello e Biancamaria Balzano. Da valutare invece la posizione di Massimo Starita, che stando ai rumors non ha gradito molto la proposta choc avanzata da Tito al consigliere comunale di opposizione Antonella Viggiano: «Vieni in giunta, sei l’unica che capisce di urbanistica» la frase incriminata che potrebbe far pensare a un benservito a Starita.
politica
20 gennaio 2017
Tito, sindaco-gattopardesco: a Meta il rimpasto resta “in sospeso”