Estate 1964, il Napoli del comandante Lauro sta allestendo la squadra per la risalita in serie A e ha bisogno di uomini di esperienza per tentare l’impresa. Helenio Herrera, invece, ha bisogno, per la su Inter, di un centrocampista di “prospettiva” per affiancare e poi sostituire Carlo Tagnin che nella Grande Inter di quegli anni aveva “guardato le spalle” di Corso e Suarez. Il Mago Herrera individua nel diciannovenne napoletano Vincenzo Montefusco il prescelto. La trattativa sembra destinata a concretizzarsi in tempi rapidi perché viene incontro ai bisogni di tutte e due le squadre. Vincenzo fa la preparazione con i nerazzurri e gioca, da titolare, anche le amichevoli estive. In particolare Capitan Picchi e Luisito Suarez ne apprezzano le doti e ne caldeggiano l’ingaggio. La trattativa prevede il passaggio ai partenopei dell’esperto mediano Franco Zaglio in continuo dissidio con Herrera. Zaglio però non ne vuole proprio saperne di traslocare in serie B. Il trasferimento di Montefusco all’Inter svanisce anche (si dice) perché il ragazzotto, all’insorgere dell’intoppo Zaglio, non punta i piedi. È il calcio di altri tempi. Non esistono i procuratori e i giocatori, soprattutto quelli giovani, fanno scelte senza lungimiranza. Vincenzo non si rende conto di aver gettato al vento la sua grande occasione (che non gli si ripresenterà più). Montefusco, Juliano e Improta sono l’emblema di quei calciatori che non sanno affrontare le grandi sfide emotive e preferiscono non spiccare mai il volo da Napoli. Qualcuno parlò di scelta di cuore, ma, si sa, i giornali sportivi di allora avevano il lessico da “romanzo d’appendice”, più che quello di cronaca tecnica. Il calcio pre-televisivo è soprattutto narrazione e i soldi non sono tanti nemmeno per i Top Player (se paragonati a quelli di oggi).
Vincenzo Montefusco, in più fasi, ha fatto una buona carriera nel Napoli. Un secondo e un terzo posto a sfiorare lo Scudetto e poco più. Memorabile una sua doppietta in un 2 a 1 alla Juve. Fu la partita finita in rissa che portò alla maxi squalifica di Sivori per 6 giornate e alla conseguente decisione dell’argentino di ritornare in patria. Vincenzo in quella squadra era l’elemento che dettava le geometrie. In totale gioca oltre 150 partite col Napoli (in tutte le serie). Diventa allenatore e torna (dopo un giro largo) alle giovanili del Napoli. Nel 1997 chiamato ad allenare la prima squadra per sostituire l’esonerato Gigi Simoni salvò i partenopei da una probabile retrocessione. Sua anche la panchina nella doppia finale di Coppa Italia contro il Vicenza. Biancorossi vinsero il ritorno in casa per 3 a 0 su un Napoli distratto dalla lotta salvezza. Avesse vinto la Coppa forse sarebbe stato riconfermato: un’altra occasione mancata
Vincenzo Montefusco poteva far parte di una squadra da leggenda ma ebbe in sorte di giocare nel suo Napoli e, forse, gli bastò.