Torre del Greco/Torre Annunziata. È ruotata intorno a un’intercettazione ambientale catturata durante un colloquio in carcere la nuova udienza del processo a carico di Umberto Scassillo, l’ex saldatore in pensione finito alla sbarra per avere ucciso la moglie Ida Fontana a colpi di piccone.
Un massacro – secondo la difesa del settantenne, rappresentata dall’avvocato Michele Riggi – scatenato da un raptus di follia, al termine dell’ennesima lite all’interno della villetta degli orrori di via Nazionale. Diametralmente opposta, invece, la convinzione della procura di Torre Annunziata: «Il delitto fu premeditato, come dimostra il colloquio avvenuto in carcere tra l’imputato e il fratello», la tesi del pubblico ministero.
Proprio Michele Scassillo – mai ascoltato a sommarie informazioni durante le fasi delle indagini – si è seduto sul banco dei testimoni per provare a chiarire, davanti ai giudici della corte d’assise di Napoli, il tenore della conversazione con il fratello. L’uomo ha sostanzialmente smontato la ricostruzione degli investigatori, avvalorando la tesi del “colpo di testa” costato la vita a Ida Fontana – originaria di Torre Annunziata – e l’arresto a Umberto Scassillo.
Al termine della deposizione, il processo è stato aggiornato a fine febbraio, quando in aula dovranno essere ascoltati il nipote dell’imputato – presente allo stesso “colloquio “incriminato in carcere – e il medico curante dell’ex saldatore, chiamato a confermare o meno l’infermità mentale invocata dalla difesa dell’imputato.