E’ stato condannato a vivere da recluso in casa per 9 anni. Prigioniero di una guerra tanto lunga quanto assurda per l’abbattimento delle barriere architettoniche nel suo parco condominiale di San Giorgio a Cremano. Alla fine ci sono voluti due processi, una marea di sentenze, ricorsi, appelli per ottenere giustizia. Per scrivere una sentenza che rischia di fare la storia, in materia di diritti dei disabili.
Lui si chiama Giuseppe Silvano ed è il vice presidente dell’associazione Malattie Rare. Dal 2004 è costretto a combattere con una malattia dal nome impronunciabile che ha colpito il suo midollo spinale. Da un giorno all’altro è diventato un disabile al 100%. Le sue gambe si muovono a fatica e dopo operazioni in tutto il mondo oggi riesce a muovere pochi passi lontano dalla sua sedia a rotelle. «E’ cambiato tutto da un giorno all’altro – le parole di Giuseppe – è stato tremendo. Ma oggi va meglio».
Anche sua moglie è disabile ma Giuseppe non si è mai fermato. Voleva guidare la sua auto. E così decide di prendere la patente speciale. C’è solo un piccolo problema. Uscire di casa è praticamente impossibile.
«Per riuscire a muovermi in auto c’era bisogno di abbattere un piccolo pezzo di muro e allargare il cancello». Tutto normale. Ma le modifiche scatenano la rivolta del condominio. Inizia così un lungo valzer di permessi, richieste di autorizzazione e poi di ricorsi e cause in tribunale.
«Eravamo prigionieri del palazzo – racconta Giuseppe – per uscire dovevamo chiamare i nostri parenti. E’ stato umiliante. Non lo auguro a nessuno».
La svolta arriva il 19 gennaio. Quando il Consiglio di Stato – chiudendo una volta per sempre lo scontro – cancella i dubbi e rende legittimo l’abbattimento delle barriere architettoniche all’interno del condominio, dando ragione agli avvocati Luca Tozzi e Melania Capasso. Una vittoria per Giuseppe. Che da paladino dei diritti dei disabili è riuscito – seppur dopo 9 anni – a vincere la sua sfida.
«Questa sentenza farà la storia – ripete con orgoglio – Le barriere architettoniche vanno abbattute, lo dice la legge». Oggi Giuseppe è un uomo libero. L’assurda prigionia nella quale era stato confinato – per fortuna – non esiste più.