Napoli. Consulenze, subappalti, finanziamenti e sponsorizzazioni a fondazioni, società sportive e istituzioni culturali: è la documentazione su cui si è concentrata l’attività dei magistrati che ieri hanno disposto la perquisizione degli uffici di Alfredo Romeo e delle società del gruppo che fa capo all’imprenditore.
Si tratta del versante ”napoletano” dell’inchiesta avviata dai pm Henry John Woodcock e Celeste Caranno che stanno lavorando in ”coordinamento investigativo con la procura di Roma con scambio di atti e informazioni” – come si legge nel decreto di perquisizione – sul presunto sistema di appalti e tangenti messo in piedi, secondo gli inquirenti, dall’imprenditore napoletano.
Tra i documenti che i carabinieri e la Guardia di Finanza hanno cercato durante le perquisizioni – me che, secondo indiscrezioni, non sarebbe stato rinvenuto – anche il contratto di consulenza, per un ingente importo mensile, dell’ex deputato di An Italo Bocchino, i cui rapporti con Romeo sono evidenziati in più punti del provvedimento dei pm di Napoli, i quali ritengono che l’esponente politico – come emergerebbe dai ”fluviali colloqui” intercettati – abbia dato ”indicazioni a Romeo su quando e come pagare e su come compiacere i rappresentanti della ‘cosa pubblica’ con denari e altre utilità”.
Una ipotesi accusatoria che ieri Bocchino ha smentito con fermezza: ”Notizie prive di fondamento – ha dichiarato – . Escludo nella maniera più categorica di aver discusso con Alfredo Romeo nei termini riferiti. Il mio rapporto con Romeo è stato ed è assolutamente trasparente”.
Tra gli atti all’esame degli inquirenti anche alcune conversazioni tra Bocchino, l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e Natale lo Castro, direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Federico II nonché altri colloqui successivi, questa volta tra lo stesso Bocchino e Romeo in riferimento ad alcuni appalti nel settore sanità. Conversazioni che gli inquirenti ritengono ”preziose per la ricostruzione del sistema Romeo, o meglio del consolidato ‘protocollo criminoso’ Romeo-Bocchino”.
Le indagini coordinate dalla procura di Napoli si sono avvalse – sottolineano gli inquirenti – non solo delle intercettazioni con il sistema Trojan: gli sviluppi dell’inchiesta sono infatti collegati con metodologia ”tradizionale”, ovvero attraverso la collocazione di microspie negli uffici delle società di Romeo. Tra gli elementi in possesso degli investigatori anche una serie di fogli di carta, recuperati da una discarica, sui quali Romeo avrebbe annotato, secondo l’ipotesi accusatoria, l’importo di tangenti e le iniziali dei destinatari.
CRONACA
9 febbraio 2017
Appalti Romeo, le indagini della procura di Napoli concentrate su consulenze e finanziamenti