Tredici anni, oggi, dalla morte del Pirata. Il 14 febbraio del 2004 Marco Pantani viene ritrovato morto nella sua stanza d’albergo a Rimini. Caso archiviato dalla magistratura, tante le ombre ancora sulla scomparsa del campione. Soprattutto dopo le rivelazioni del boss Augusto La Torre su un possibile disegno camorristico legato alle scommesse clandestine dietro l’esclusione per doping di Pantani dal Giro d’Italia. Il Comitato Mafia e Sport della Commissione Antimafia, presieduto dal deputato napoletano Pd, Marco Di Lello, riapre il caso. Ad aprile le prime audizioni, sarà ascoltato anche il pentito.
Onorevole Di Lello con oggi sono tredici anni dalla morte di Pantani eppure restano ancora tante ombre. Inevitabile per un mito come il Pirata o il caso non è chiuso?
“Nel caso Pantani, a partire dallo stesso ritrovamento del corpo e dalla prima autopsia che sbagliò ad indicare l’ora della morte, le incongruenze ci sono e non sono poche. E noi abbiamo il dovere di usare tutti gli strumenti a disposizione e mettere in campo tutte le azioni necessarie perché invece non vi siano ombre e dubbi”.
La magistratura ha archiviato il caso, come Comitato Mafia e Sport della Commissione Antimafia, avete scelto di approfondirlo. Potrebbe aprirsi a questo punto un nuovo capitolo sulla vicenda?
“Ci tengo a precisare che non siamo in contrasto con il lavoro svolto dalla magistratura fino ad oggi. La Costituzione ci ha assegnato dei poteri d’inchiesta ed è nostro dovere utilizzarli nel momento in cui, come nel caso Pantani, ci sono ancora così tanti punti oscuri, motivo per cui non escludiamo che ci possano essere delle risultanze diverse rispetto a quelle a cui si è arrivati finora”.
Le dichiarazioni del boss Augusto La Torre sulla mano della camorra nell’esclusione per doping di Pantani al Giro d’Italia ripropongono anche la pista della criminalità organizzata e delle scommesse clandestine, già emersa in passato con alcune dichiarazioni di Renato Vallanzasca. Come vi porrete in merito a questo?
“Chiederemo di ascoltare il pentito. Così come cercheremo riscontro su quanto fuoriuscito dagli ambienti carcerari dove si parla e anche molto. Al di là degli esiti della magistratura non possiamo lasciare che in questa vicenda ci sia qualcosa di poco chiaro. A partire da aprile inizieremo le audizioni ascoltando le Procure e tutti i protagonisti coinvolti nella vicenda Pantani”.
La famiglia Pantani continua a battagliare chiedendo giustizia. Avete avuto contatti con i familiari, li ascolterete?
“Sì, non io personalmente. Se n’è occupato il deputato Angelo Attaguile. Hanno accolto positivamente la decisione della Commissione di indagare, dando la loro massima disponibilità e collaborazione”.
Tredici anni dalla morte del Pirata. Tanti. Forse la Commissione arriva in ritardo, quale l’auspicio?
“L’istituzione di un Comitato sui rapporti tra Mafie e manifestazioni sportive rappresenta una svolta. Auspichiamo di essere un faro nel caso Pantani dove dopo anni ci sono ancora molti buchi neri e più in generale nel far emergere i rapporti tra sport e criminalità organizzata che sono sempre più forti e per debellare il fenomeno sempre più diffuso. Basti pensare al caso Juve su cui anche stiamo lavorando. Il mondo del calcio scommesse e il bagarinaggio ormai è dimostrato rappresentano grossi proventi per le famiglie mafiose al pari della droga”.