Tutti i lavori di manutenzione sul territorio comunale affidati a una sola ditta, che avrebbe potuto assumere lavoratori pescando dal bacino di ex Avis e Stabia Porto, circa operai. Un mega-appalto da 18 milioni di euro per i prossimi tre anni. Un’idea brillante, ma che non aveva fatto i conti con la condizione indispensabile: la copertura finanziaria.
Naufraga definitivamente il progetto Gipu (gestione integrata del patrimonio urbano). Il Comune ha revocato il bando, ironia della sorte, proprio quando la Sua (stazione unica appaltante) l’aveva aggiudicato alla ditta che aveva presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa.
Un colpo di reni del Comune che – stando a quanto si legge nella determina a firma del dirigente Francesco Cannavale – è stato necessario per evitare possibili danni erariali. Giusto prima di completare la procedura con la firma sul contratto.
Il progetto Gipu (meglio conosciuto come Global Service), fu proposto dall’ex consigliere comunale d’opposizione Luigi Greco e fatto proprio dall’ex amministrazione comunale.
Un provvedimento che sotto l’indicazione dell’ex sindaco Nicola Cuomo fu firmato in fretta e furia, appena 24 ore prima della sfiducia all’ex primo cittadino.
L’obiettivo era quello di tutelare circa 40 operai tra ex Avis e Stabia Porto. Ma i 18 milioni di euro previsti per il Gipu, dovevano essere garantiti – secondo l’ex amministrazione – dagli oneri d’urbanizzazione. Insomma, nulla di concreto. Solo una previsione.
Nella determina, a firma del dirigente Cannavale, però, viene specificato che il Comune non ha incassato i soldi necessari per coprire quell’impegno di spesa e l’amministrazione, nel bilancio di previsione, non ha stanziato i fondi necessari (complice il dissesto) per il progetto Gipu.
Anzi, a dirla tutta, per diversi mesi, proprio il fatto che gli incassi degli oneri di urbanizzazione fossero vincolati alla realizzazione del progetto per la gestione integrata del patrimonio urbano, ha limitato la possibilità dell’amministrazione comunale di effettuare interventi in città.
Di tanto in tanto, il Comune era costretto a svincolare quei soldi attraverso provvedimenti urgenti per poter effettuare piccoli interventi di manutenzione, necessari per evitare rischi.
Cifre, tuttavia, ben lontane dai 18 milioni di euro che erano stati previsti per i prossimi tre anni.
Da qui la necessità di revocare il bando-disastro, che avrebbe potuto far saltare nuovamente i conti di Palazzo Farnese ad appena tre anni dalla dichiarazione di dissesto. Una necessità, tuttavia, che lascia ancora aperte le vertenze dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo che avevano sperato invano in uno spiraglio.