Secondo uno studio di Openpolis.it nel 2016 sono stati ben 93 i suicidi nelle carceri italiane, con Poggioreale, Sollicciano e Rebibbia a detenere il triste primato. Ma senza arrivare a vere e proprie tragedie, negli istituti di pena italiani le condizioni generali dei detenuti non possono essere considerate accettabili, a causa del sovraffollamento. La capienza ufficiale degli istituti di pena italiani è oggi valutata in 50.228 posti, mentre al 31 dicembre 2016 i detenuti erano 54.653, quindi oltre 4mila in più. Ed è anche per questo che molti, specie in Campania, ricorrono al Magistrato di Sorveglianza, chiedendo sostanzialmente due cose: il risarcimento del danno subìto e/o la libertà anticipata, a causa delle condizioni di detenzione ritenute incompatibili con i principi dettati dalla Corte Europea di Strasburgo. Secondo cui, ad esempio, ciascun detenuto ha diritto in cella a uno spazio minimo vitale di almeno tre metri quadri “lordi”: vale a dire calcolati al netto di arredi e suppellettili presenti in cella. Un parametro in molti casi largamente disatteso, soprattutto nelle carceri più affollate. Come Poggioreale, appunto. Ed è proprio in base a questo principio che un detenuto di Torre Annunziata – Carlo T., in cella anche per reati associativi – aveva presentato tramite il proprio legale, il penalista Giovanni Tortora, istanza di libertà anticipata, che però era stata rigettata dal Magistrato di Sorveglianza di Avellino, dove l’uomo è attualmente detenuto. Come in altri casi del genere, il giudice penale aveva eccepito l’incompetenza a decidere in materia, eccependo il principio dell’attualità: in sostanza, essendo la domanda basata su un periodo detentivo precedente, trascorso per altro in un diverso istituto di pena, veniva indirizzato al giudice civile la richiesta di ristoro del danno eventualmente patito. Tuttavia l’avvocato Tortora non si è dato per vinto, e presentando ricorso per Cassazione ha ottenuto una pronuncia destinata a fare giurisprudenza. La Suprema Corte ha infatti stabilito che non vale il principio di attualità in casi del genere, e che, se riscontrate le condizioni di detenzione oggettivamente inumane, il giudice penale ha il dovere di concedere la libertà anticipata. La questione, dunque, è ritornata allo stesso Magistrato di Sorveglianza, che sulla scorta di tale pronuncia ha dovuto prenderne atto e disporre la scarcerazione anticipata del detenuto di Torre Annunziata. Prendendo atto che il carcere – in teoria luogo di detenzione ma anche di riabilitazione – in nessun caso può diventare un girone infernale in cui oltre alla propria pena i detenuti spesso devono subire anche vere e proprie torture.
CRONACA
15 febbraio 2017
Poggioreale: carcere disumano, scarcerato il ras