Torre del Greco. Lo “spunto” arrivò durante il processo di primo grado agli armatori-vampiri della Deiulemar compagnia di navigazione, quando Paolo Palomba – il factotum dello “sportello” di traversa Vittorio Veneto dell’ex fiore all’occhiello dell’economia all’ombra del Vesuvio – si sedette sul banco dei testimoni per raccontare il funzionamento della raccolta del risparmio promossa dai vertici del colosso armatoriale: «Mi occupavo dei versamenti e dei prelievi dai conti correnti del capitano Michele Iuliano – il senso della deposizione finita all’interno delle motivazioni della sentenza – I cassieri e non solo erano a conoscenza delle movimentazioni bancarie».
Come a dire: il “marchio Deiulemar” rappresentava una sorta di passepartout per gli ingenti trasferimenti di denaro dalle tasche dei risparmiatori ai conti correnti dell’ex amministratore unico della cosiddetta Parmalat del mare.
Concetti capaci di fare balenare il sospetto di una sorta di “complicità” tra le varie banche in affari con la Deiulemar compagni di navigazione e gli armatori-vampiri. Di qui, la raffica di denunce presentate da alcuni legali degli obbligazionisti alla procura di Roma: ipotesi riciclaggio, la tesi sostenuta dagli avvocati impegnati a dimostrare come dietro il fallimento dell’ex colosso economico di via Tironi non ci siano solo le responsabilità dei sette condannati in primo grado per bancarotta fraudolenta. Il fascicolo relativo alla nuova battaglia legale è stato affidato al pubblico ministero Paolo D’Ovidio, già titolare dell’inchiesta madre partita dalla procura di Torre Annunziata.
Al termine delle indagini del caso, tuttavia, il pm ha presentato richiesta di archiviazione della vicenda. Una richiesta immediatamente impugnata dai rappresentanti dei risparmiatori, pronti a presentare opposizione alla decisione. L’udienza camerale davanti al gip del tribunale di Roma è in programma a metà aprile, quando le banche chiamate in causa all’interno delle varie denunce potrebbero essere – in caso di accoglimento dell’opposizione alla richiesta di archiviazione – coattivamente imputate per riciclaggio. Un’ipotesi che potrebbe aprire nuovi scenari e “risucchiare” gli istituti di credito all’interno della vicenda aperta dal fallimento deciso il 2 maggio del 2012 dal tribunale di Torre Annunziata.
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