Torre del Greco. Torre del Greco. Venti anni di carcere per il king of narcos, al secolo Maurizio Garofalo. Sedici anni di cella per la socia in affari Raimonda Sorrentino e quindici anni di galera al figlio Antonio Garofalo. Sono le principali pene invocate dal pubblico ministero Maria Di Mauro per capi e gregari della “santa alleanza” per lo spaccio smantellata a ottobre del 2016.
I 23 imputati comparsi davanti al gup Luisa Toscano per rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti sono stati travolti da una pioggia di richieste di condanna per complessivi 300 anni di reclusione.
La requisitoria della lady di ferro della Dda di Napoli – a dispetto della scelta degli imputati di essere giudicati con la formula del rito abbreviato, in modo da strappare lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna – è stata durissima. Insieme ai vertici dell’organizzazione criminale con base operativa in vico Abolitomonte – il bunker del pulliere, com’è noto Maurizio Garofalo – rischiano di passare 18 anni dietro le sbarre sia Franca Magliulo sia Paolo Magliulo, mentre la richiesta di condanna per Raffaele Magliulo è arrivata a 20 anni di reclusione.
Ugualmente pesanti le richieste per l’esercito di pusher al soldo della “santa alleanza” messa in piedi tra il clan Falanga e il clan Papale per la gestione del business-spaccio: 18 gli anni di carcere invocati per Danilo Perillo e 12 gli anni di reclusione richiesti per il trio di pusher formato da Alberto Bova, Luigi Diana e Michele Di Maio. Nessuno sconto neanche per il capo dei Bottoni, il boss Luigi Papale: il regista della “santa alleanza” rischia ulteriori 18 anni di galera. Nove gli anni richiesti per il custode della droga, il netturbino Enrico Palomba.
Paradossalmente, a limitare i danni potrebbero essere due pezzi da Novanta della camorra all’ombra del Vesuvio: Domenico Gaudino – alias uallarella, riferimento degli “amici di giù a mare” di corso Garibaldi – e Domenico Falanga. Il primo rischia 6 anni di carcere, il secondo – attualmente agli arresti domiciliari – quattro anni.
A uscire praticamente indenne, invece, potrebbe essere il pentito-lampo Giorgio Fedeli: proprio le dichiarazioni dell’uomo – arrestato durante il blitz con cui gli investigatori scrissero la parola fine ai traffici di cocaina e hascisc per le località turistiche del Cilento – consentirono agli investigatori di scoperchiare definitivamente il vaso di Pandora della “santa alleanza” Falanga-Papale.
Un patto della droga che, adesso, ventitré boss e soldati rischiano di pagare con complessivi 300 anni di carcere.