Non molla e vuole ripartire subito. E lancia segnali abbastanza chiari per fronteggiare una bufera giudiziaria inaspettata. Il sindaco di Meta Giuseppe Tito lo fa nel silenzio in attesa di capire i margini di manovra dell’inchiesta e aspettando anche l’interrogatorio chiave da fissare dinanzi al sostituto procuratore Silvio Pavia. Così il primo cittadino del Pd approva con la sua giunta sei delibere, le prime dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari della tempesta ribattezzata “Tito-gate”. Lo fa pure per dimostrare che nonostante tutto lui c’è e vuole andare avanti mettendoci sempre e comunque la faccia.
La prima delibera è un semplice atto di indirizzo che riguarda la cessione dei 270 loculi in via di ultimazione presso il cimitero comunale.
La seconda invece si lega alla volontà, già espressa pubblicamente dallo stesso sindaco di Meta qualche mese fa anche durante un convegno sull’ambiente con i colonnelli regionali democrat, di fornire alla Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia un ufficio situato lungo la passeggiata di Alimuri. Si tratta di qualcosa in più di una semplice disponibilità. Tito, da sempre, ha messo in cima alle sue priorità la tutela della risorsa mare e anche alla luce delle recenti fuoriuscite di liquami dalla zona dove si stagliava l’Ecomostro di Alimuri intende piazzarci un presidio di verifica pronto a intervenire in qualsiasi momento.
Le altre due sono politicamente più leggere: la presa d’atto di alcuni interventi urgenti presso la recinzione dell’area interdetta Alimuri e l’utilizzo di fondi di economia che arrivano dai lavori svolti presso la scuola media di via Marconi. A seguire, ci sono l’ok ai fondi per il Carnevale e per l’assegnazione di risorse per prorogare il rapporto di lavoro con un vigile urbano.
Ma più che a questo, ovvero alla gestione ordinaria dell’ente, Tito pensa a blindare la sua maggioranza orfana del simbolo Pd e tenerla ben salda, almeno fino a quando non ci sarà – come presumibile – l’udienza preliminare dove sarà stabilito l’eventuale rinvio a giudizio che potrebbe richiedere la Procura della Repubblica di Torre Annunziata.
Nessun assessore sta marcando visita e non poteva essere altrimenti. Le sei delibere, le numero 24, 25, 26, 27, 28 e 29, sono state approvate martedì scorso ad appena 24 ore di distanza dall’irruzione dei finanzieri della tenenza di Massa Lubrense in municipio. In quel vertice, oltre ad approvare le sei delibere, Tito ha fatto il punto della situazione con gli alleati aprendo alla possibilità di riconsegnare le deleghe. Un passo in avanti messo a segno appena due giorni dopo con tanto di decreti ufficiali pubblicati anche sull’albo pretorio del Comune di Meta.
Tito resta muto, non vuole parlare e almeno per il momento registra anche gli uomini di chi gli è vicino. Non sono piaciute a molti fedelissimi le dichiarazioni al cianuro rilasciate dall’ex sindaco Paolo Trapani, oggi segretario locale democrat e fascia tricolore dal 2009 al 2014, che sembra voler già prendere le distanze dal suo ex alleato che, a detta degli inquirenti, nel 2012 intascò mazzette per 15mila euro: «Sono sconcertato – le parole di Trapani -. Quello che è avvenuto è un durissimo colpo per il nostro partito. Tito, con il rimpasto delle deleghe, dimostra di non essere lucido».
CRONACA
26 febbraio 2017
Tito-gate, il sindaco sotto inchiesta di Meta reagisce con 6 delibere