È il tempo dell’orgoglio. Basterebbe quello alla Salernitana, alle otto e mezzo di stasera, per cancellare i fantasmi di Trapani e riscattarsi agli occhi della sua gente delusa, ferita, mortificata. All’Arechi c’è la Spal e il popolo granata concederà l’ennesima chance a una squadra ancora incapace d’entrare nel cuore d’una tifoseria che non pretende la luna, però neppure accetta di vivere sottoterra. L’esame durissimo contro la rivelazione estense, neopromossa in B e oggi in piena corsa per la serie A grazie a un progetto solido, ambizioso e intelligente, diventa allora occasione irripetibile di redenzione e rivincita per la formazione di Bollini, al netto d’assenze o contingenze del caso.
Se ne ha, la Salernitana deve tirare su la testa adesso. Partendo dalla consapevolezza d’esser (pesantemente) in debito con il pubblico, al di là del dato di presenze, di sicuro non altisonante, che verrà fuori dal cassiere dello stadio con il nome da principe. L’orgoglio granata – senza cadere in inutili populismi ma fotografando una realtà ch’è bellissima nella sua semplicità – è il canto orgoglioso di poche decine d’instancabili tifosi in coda per l’imbarco l’altra sera, al Porto di Messina, con 300 e più chilometri alle spalle e con altri 400 e passa da fare, dopo aver assistito alla sciagurata figuraccia di Trapani. Si riparta da lì. Per venir fuori dallo “stretto”…