Alla vigilia del big match di Champions League, Napoli – Real Madrid, Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito (il supporter azzurro morto in seguito agli scontri prima della sfida di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli il 3 maggio 2014 fuori allo stadio Olimpico), difesa dai legali Angelo e Sergio Pisani e Damiano De Rosa, rinnova ai tifosi in una lettera-appello il suo invito alla non violenza e a non dimenticare il sacrificio del figlio, per la cui morte si svolgerà l’udienza di appello di II grado nell’aula bunker di Rebibbia a Roma il prossimo 9 marzo:
Caro Direttore,
il Napoli in queste settimane, in particolar modo in questi giorni, sta vivendo un momento magico e in città si respira un clima di festa, in virtù soprattutto del big match con il Real Madrid, dove tutto può succedere. Questo è il bello del calcio: ci regala qualche speranza, se pur passeggera, e qualche momento di spensieratezza contro la faticosa routine di tutti i giorni. Non ho intenzione di svilire questa bella atmosfera, ma prima di essere tifosa, sono donna e madre. La madre di Ciro Esposito che ha drammaticamente ed ingiustamente perso la vita per mano criminale prima di una partita di calcio. In questi anni ho cercato di non “gridare” vendetta, mai. Ho pensato che a tanto odio, la migliore risposta fosse l’amore, la compostezza, la dignità. Mentre dentro di me piangevo mio figlio, mi sono dovuta preoccupare di quei tifosi che in nome di Ciro avrebbero potuto scatenare qualche reazione violenta, svuotando così di significato la memoria di mio figlio. Con grande sollievo, insieme alla mia famiglia, possiamo con orgoglio affermare: “missione compiuta!”. Ma non finisce qui. Mentre il Napoli in questa settimana si gioca la parte più importante della stagione, io dovrò varcare nuovamente la soglia del tribunale (il 9 marzo). Calerà per l’ennesima volta un grande velo di tristezza sulla nostra famiglia, perché si riaprirà una ferita. Una ferita che fatica a sanarsi. Abbiamo dato molto ai tifosi, alle istituzioni e alla società. Portando, dovunque ci chiamino, un messaggio di non violenza e di pace. Lo faccio perché ci credo, come mamma, come italiana, come napoletana, come cristiana. Auspico però che in questo clima euforico, non venga meno l’attenzione verso il difficile percorso processuale che stiamo percorrendo. In fondo solo questo ho chiesto e sempre chiederò dal profondo del cuore: giustizia. Che sia fatta luce su un deliberato atto di violenza che ha stroncato la vita di un giovane tifoso. E se posso aggiungere, rivolgo a tutti un invito particolare: «non dimenticate!». L’oblio della memoria di Ciro significherebbe ammazzarlo due volte. Non ci sto. Non è giusto. Ogni giorno, quando spero che sia stato tutto un brutto sogno ma poi realizzo che Ciro nella sua cameretta non c’è più, chiedo forza a Dio per guardare avanti. E nel mio futuro non vedo odio e vendetta. Ma speranza e amore. La speranza in Dio e l’amore per la memoria di un figlio che seppur non ci sia più, vive nei ricordi e nei cuori di chi lo ha amato. Mi sono spesso chiesta: perché tutto questo? Non ho una risposta. Ma reca però grande sollievo a me e alla mia famiglia sapere che il sacrificio di Ciro non sia stato vano, che lo sport e il calcio siano in futuro solo occasioni di festa, gioco e divertimento, in cui la violenza, in tutte le sue forme, venga bandita. Questo lo dobbiamo a Ciro, alla sua memoria. Mi auguro che i tifosi non dimentichino. Ho fiducia in loro e nella giustizia. Mentre gioiamo per le gesta dei campioni della nostra squadra, non dimentichiamoci che in aula di tribunale c’è chi combatte una partita ben più dura, in difesa della vita e in onore della verità. E questa non è solo la mia battaglia, ma di tutti i tifosi onesti.
Antonella Leardi