Castellammare. «Presenterò a breve un piano di ristrutturazione economico-finanziario della società, al fine di rilanciare il termalismo a Castellammare di Antiche e Nuove Terme. La Sint, adesso, deve giocare un ruolo determinante nel rispetto dei lavoratori e della città, altrimenti si rischia di svendere il patrimonio immobiliare».
Era il 25 marzo 2015 quando Biagio Vanacore (nella foto in giacca e cravatta durante l’audizione in commissioen Finanze), amministratore unico di Sint, convocò una conferenza stampa- a seguito della delibera fantasma svelata da Metropolis che prevedeva la messa in liquidazione della società partecipata -nella quale si schierò apertamente contro l’amministrazione dell’ex sindaco Nicola Cuomo.
A distanza di due anni: il termalismo non è ripartito; la Sint ha ripreso in mano le Nuove Terme che nel frattempo sono state vandalizzate (nella foto in alto a destra); l’attuale amministrazione comunale si appresta ad approvare un project financing per le Antiche Terme nel quale la Sint non ha alcun ruolo; la situazione economico-finanziaria della partecipata continua ad essere disastrosa; da mercoledì 8 marzo saranno pubblicati i bandi di vendita dei primi quattro beni della Sint (tre parcheggi e la cabina Enel).
Ma Biagio Vanacore resta in sella nonostante la sua posizione evidentemente conti pochissimo (lo ha lasciato intendere anche ieri durante l’audizione in commissione Finanze, quando ha risposto alla minoranza «un’idea su come rilanciare il termalismo ce l’avevo già nel 2013, ma….»).
In due anni è cambiato tutto. Il 27 marzo 2015 il suo intervento nel corso del coordinamento Pd, alla presenza della segretaria regionale Assunta Tartaglione, Vanacore strappò applausi a sindacati e lavoratori delle Terme. In quella sede, infatti, annunciò il suo piano proponendo due strade: esercizio immediato di Sint oppure la costituzione di una Newco con partner privati.
Ieri, sostanzialmente, ha fatto capire che il piano industriale verrà presentato solo dopo aver individuato un advisor pubblico, così come da mandato dell’attuale amministrazione comunale. Beccandosi la rabbia dei lavoratori che hanno inveito contro di lui, bloccando più volte la seduta di commissione.
Un cambio di rotta inspiegabile quello di Vanacore evidentemente piegatosi alla volontà politica che ha determinato anche l’abbandono dei lavoratori «posso capire lo stato d’animo degli operai ma io devo fare gli interessi della Sint- aggiungendo poi -non è giusto che venga messo sul banco degli imputati». Ma evidentemente i lavoratori, davanti ai fatti, non credono più alle sue parole.
Sta di fatto che il problema principale della società partecipata, in questo momento, sia quello di evitare il fallimento. La Sint, infatti, è stretta in una morsa da 4 milioni e 800mila euro. Oltre 2 milioni i soldi che la società partecipata deve restituire alla Monte Paschi di Siena per un mutuo acceso nel 2007 e alla Bnl per un finanziamento del 2011. A questi vanno aggiunti 600mila euro di debiti verso i fornitori, 100mila di contributi Inps e Inail non pagati, 129mila di tasse e 1 milione e 800mila di altri debiti, tra cui Ici e Imu non pagata dal 2010 al 2016. Una situazione disastrosa che costringe la Sint a vendere una parte importante del suo patrimonio, senza tra l’altro metterla al riparo da un possibile fallimento. Infatti- a detta dello stesso Vanacore -la società ha quote di ammortamenti (per i prossimi 10 anni) da 1,5 milioni di euro oltre a 350mila euro di Ici da pagare all’anno. In pratica, dovrebbe fatturare quasi 2 milioni di euro all’anno per rientrare dei soli costi.