Salerno. In campo, lo racconta la classifica, sarà partita da “si salvi chi può”. Salernitana-Brescia nasce così, come uno scontro diretto per scacciare l’inferno. Però sugli spalti e fuori dall’Arechi la festa andrà da sé. Come accade da vent’anni. Tanti ne sono trascorsi da quando gli ultras granata e biancazzurri strinsero un patto d’amicizia più forte del fuoco, trasformando l’angoscia d’una tragedia in un gemellaggio che divora le distanze geografiche, per fondere valori.
È una bellissima storia di calcio, quella che (ri)porta alla mente le lacrime per la morte di Roberto Bani, giovane tifoso bresciano che perse la vita a Salerno nel 1997, dopo qualche giorno di calvario a seguito d’una caduta in uno spicchio di Tribuna dello stadio con il nome da principe, mentre sosteneva la sua Leonessa in una gara contro l’Ippocampo. La solidarietà del popolo granata cavalcò l’onda d’una stima forte e reciproca già nata all’alba degli anni Novanta, mischiando dialetti così diversi e avvicinando due piazze lontane, eppure già simili. Sì, perché accomunate da passione autentica, ch’è tipica di chi ama i propri colori ostinatamente, oltre i risultati che spesso riservano più amarezze che gloria, al netto dei “lampi” di miti come Di Bartolomei e Baggio, Guardiola e Di Vaio.
Accadrà pure oggi, in un ritrovarsi ch’è sempre una festa, pure nella sofferenza delle rispettive squadre. «Un’altra» partita. L’essenza del calcio non è solo un pallone che va in porta, che sia quella giusta o sbagliata…