“Alfredo Romeo mi disse che il suo intento di avvicinare i vertici di Consip si erano realizzati attraverso ‘interventi politici ad altissimo livello'”. Così affermava Marco Gasparri, il dirigente della centrale appaltante dello Stato accusato di corruzione per aver ricevuto in tre anni centomila euro dall’imprenditore napoletano, nell’interrogatorio al quale fu sottoposto il 28 gennaio scorso dai magistrati romani che indagano su Consip.
Il verbale d’interrogatorio fa parte del carteggio depositato dalla Procura di Roma in vista dell’udienza del tribunale del riesame, il 22 marzo prossimo, sollecitata da Romeo per chiedere la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. Rispondendo alla domanda su chi erano gli interlocutori di tali “interventi politici ad altissimo livello”, Gasparri affermava che “Romeo accompagnò con un gesto che enfatizzava il livello apicale dei suoi interlocutori. Io gli chiesi se parlava del Papa e lui fece quel gesto per indicare che si trattava di un livello molto alto. Io pensai che potesse essere o il ministro del Mef o il presidente del Consiglio o qualcuno vicino a costoro”.
Interrogato precedentemente, il 16 dicembre 2016 dai magistrati napoletani, Gasparri parlando dei suoi rapporti con Romeo, dichiarava che nel 2015 l’imprenditore, a fronte di una gara che riguardava i beni culturali era “convinto che questo avrebbe riguardato sia la manutenzione e le pulizie delle opere d’arte, sia la gestione delle stesse e mi manifestò l’intenzione di voler acquisire un’azienda che era in condizione di svolgere tale servizio per poter partecipare alla gara”. “Ma io – precisava – prima che il bando fosse pubblicato gli diedi l’informazione che l’appalto avrebbe avuto ad oggetto solo il servizio di pulizia e manutenzione per il quale il gruppo Romeo Gestioni aveva requisiti. Così gli permise di conseguire il vantaggio rappresentato dal mancato acquisto di un’azienda ad hoc che altrimenti avrebbe acquistato”.