Continua il calvario degli ex lavoratori della Gepin Contact di Casavatore, che venerdì scenderanno in piazza per rivendicare i loro diritti con una singolare protesta a cui hanno dato il nome di “Via Crucis”. «Tutti gli impegni assunti dalle istituzioni per cercare di risolvere il dramma delle 220 famiglie, che da maggio scorso non hanno più un lavoro, dopo che l’azienda ha chiuso i battenti della sede napoletana, restano ad oggi inevasi – si legge in un comunicato -. A pochi mesi dal termine di scadenza dei primi ammortizzatori sociali, stiamo ancora scontando un preoccupante immobilismo del ministero dello Sviluppo Economico e del committente unico, cioè Poste Italiane». La gara per la fornitura delle attività di Customer Care è ferma infatti nelle stanze degli uffici acquisti del committente. Dopo la pronuncia del Tar del Lazio del 27 gennaio scorso, che ha accolto le ragioni della ricorrente System House, rimettendo in discussione il futuro lavorativo degli ex Gepin Contact, nulla si è mosso e tutto si sta perdendo in un «silenzio assordante». Gli ex lavoratori della Gepin e le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil, hanno deciso di testimoniare la loro esasperazione, inscenando una “Via Crucis” per le strade di Napoli, che si svolgerà «in una data altrettanto simbolica per i cabalisti, ovvero venerdì 17 marzo». L’intento è di «simboleggiare le tappe di un calvario che si protrae da circa un anno, caratterizzato da impegni, affidamenti e promesse culminati nel nulla assoluto. Gli ex dipendenti dell’azienda e le sigle Slc, Fistel e Uilcom della Campania rivolgono un appello a tutte le istituzioni regionali e cittadine, a prendere parte all’iniziativa, per testimoniare concretamente la vicinanza dei governi locali a questa vertenza». Il concentramento è previsto per le 9 di venerdì, davanti ai cancelli del Centro di Smistamento di Poste Italiane in via Galileo Ferraris a Napoli. Il corteo arriverà presso la sede di Poste Italiane in piazza Matteotti.
CRONACA
15 marzo 2017
Gepin Contact, venerdì la “Via Crucis” degli ex lavoratori